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REGGIO CALABRIA – E’ stata già individuata la persona che ieri sera, attorno alle 20, ha posizionato una bottiglia incendiaria davanti alla procura generale di Reggio Calabria (LEGGI L’ARTICOLO), nello stesso punto in cui nel 2010 era esploso un ordigno. Si tratta di un ragazzo di 22 anni incensurato. Il suo nome è Eros Benito De Francesco. Ha agito a volto scoperto, non indossava né cappello né casco e quindi è stato semplice per gli inquirenti identificarlo una volta risaliti a lui.

IL GIALLO DELLE MOTIVAZIONI – E’ un mistero però il movente del gesto. Al momento il ragazzo non fornisce spiegazioni alle domande che gli vengono poste. Si sa solo che si è recato davanti al palazzo e ha lasciato la molotov per poi allontanarsi come niente fosse. La sua presenza e quella della bottiglia sono passate inosservate anche ai militari dell’Esercito che presidiano l’edificio proprio dopo l’attentato del 3 gennaio 2010, nel pieno della strategia della tensione contro la procura.

“NON SI PUO’ MINIMIZZARE” – Anche questo gesto, secondo il procuratore generale Di Landro non va sottovalutato: «Il fatto che possa essere stato un balordo a compiere il gesto di ieri sera – ha aggiunto Di Landro – non ne sminuisce, per tutta una serie di ragioni, la gravità. Intanto, siamo in balia del primo provocatore che decide di compiere un gesto del genere che, anche se dimostrativo, avrebbe potuto assumere una gravità ed valenza ben più elevate. In secondo luogo, sempre che si sia trattato di un atto isolato, bisogna capire se alle spalle di chi l’ha compiuto ci siano personaggi più importanti che possano averlo indotto ad attuarlo o che gli abbiano addirittura conferito un mandato». 

Secondo Di Landro, «minimizzare è assolutamente deplorevole, così come è stato fatto dopo il primo attentato del gennaio del 2010 quando si sono prospettate le ipotesi più assurde, sciocche e malevole».

 

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