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Sono i due capi d’imputazione, peculato, in concorso con l’allora dirigente dell’Ufficio Finanze, Orsola Fallara (in foto), e truffa aggravata dalla continuazione. La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha ufficialmente chiesto il rinvio a giudizio per Bruno Labate. Gli atti sono stati depositati all’Ufficio Gip-Gup lo scorso 29 dicembre, ed ora si attende soltanto che venga fissata la data l’udienza preliminare. Sarà il primo processo sul così detto “Caso Fallara”. Che corrisponde all’unico filone d’inchiesta chiuso con esito “positivo”. Ossia con elementi sufficienti, secondo i magistrati, a sostenere l’accusa in un aula di tribunale.
L’architetto Bruno Labate, è accusato di avere intascato soldi pubblici non dovuti. Una trance è quella dell’agosto 2010, quando Orsola Fallara, con la quale aveva avuto una relazione, gli fece accreditare sul conto corrente 160 mila euro per una consulenza professionale mai avvenuta. Soldi che lo stesso Labate ha ammesso non sapere a che titolo gli fossero stati elargiti. Un’ammissione arrivata tuttavia soltanto dopo l’iscrizione sul registro degli indagati e nel corso dell’interrogatorio davanti ai magistrati titolari del fascicolo. Labate, dopo la confessione, ha immediatamente restituito i soldi all’amministrazione comunale di Reggio Calabria. Per quell’episodio, come accennato, gli è stato contestato il reato di peculato. Il secondo capo d’imputazione contestato dai magistrati reggini è quello di truffa aggravata per una serie di altri incarichi ottenuti nel periodo precedente dell’agosto del 2010.

I periti della Procura che hanno studiato le carte di Labate dichiarano: «Si può rilevare come nel periodo 21 maggio 2009 al 27 agosto 2010 siano stati fatti una serie di indebiti pagamenti in favore di Labate Bruno, per un importo complessivo di euro 842.740,00, al lordo delle ritenute». I provvedimenti arrivavano sempre dall’ufficio Finanze; fatto che viene considerata un’anomalia, visto che si tratta di incarichi (benché mai eseguiti) conferiti come tecnico esperto del settore del Lavori Pubblici.
E infatti molti dei pagamenti vengono giustificati per non meglio precisate competenze tecniche relative ad alcune opere pubbliche. E’ il caso dei lavori per verde attrezzato in Via Cava, per la riqualificazione di Via Carrera, di un belvedere con Croce artistica, per un’area giochi all’aeroporto, per alcune aree verdi (Tremmulini, Arghillà, Saracinello e san Giovannello) e infine (compenso da 225 mila euro) per la riqualificazione del Depuratore di Ravagnese. L’8 agosto del 2010 Orsola Fallara fa liquidare a suo favore 81 mila euro per il “Verde attrezzato di Arghillà, Tremulini e Gebbione”, il 27 dello stesso mese arrivano gli altri 225 mila euro per gli “Interventi di riqualificazione dell’impianto di Ravagnese – Gallico”.
Al netto di quanto restituito il professionista dovrebbe ancora alle casse di Palazzo San Giorgio qualcosa come 552 mila euro. Cifra ottenuta a più riprese. Una circostanza che gli è costata l’aggravante della continuazione. Anche di questo ha parlato Labate, durante l’interrogatorio. Secondo la sua ricostruzione la Fallara gli proponeva di fare alcune progettazione (ai tempi erano legati sentimentalmente), cosa che avveniva sistematicamente. L’architetto gli faceva avere delle idee, per lo più schizzi di massima, la dirigente poi diceva che li avrebbe consegnati all’ufficio tecnico del Comune che avrebbe provveduto a perfezionare i progetti stessi. Una tesi che sarà valutata dal Gup.
Labate nei mesi scorsi, a causa dell’inchiesta, aveva subito anche il sequestro dei beni: conti correnti e l’abitazione di Roma. La Procura, nel chiedere il rinvio a giudizio del professionista, ha anche indicato come parte offesa proprio il Comune di Reggio Calabria, che all’udienza preliminare potrebbe costituirsi parte civile.

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