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La dirigente dell’Ufficio Finanze el Comune, si suicidò volontariamente il 15 dicembre scorso, perchè probabilmente temeva di essere arrestata e per le gravi responsabilità di fronte alle quali era stata messa dall’inchiesta della magistratura. Non ha retto emotivamente all’accusa di aver sottratto denaro illegittimamente alle casse di Palazzo San Giorgio.
Nei giorni scorsi la Procura della Repubblica ha chiesto al Gip l’archiviazione del fascicolo aperto il giorno del suo suicidio. Orsola Fallara si è uccisa e non c’è nulla che faccia ritenere che le cose andarono diversamente. Nelle carte dell’inchiesta si legge che alle 23.30 di quella sera Orsola Fallara chiamò i carabinieri presentandosi con il proprio nome e affermando di aver bevuto dell’acido muriatico nel tentativo di togliersi la vita. Pochi minuti dopo viene trovata da una pattuglia dell’arma che la trasporta immediatamente agli ospedali Riuniti. Inutili le cure dei sanitari e l’intervento chirurgico, le sue condizioni si aggravano e il 17 mattina muore per l’effetto corrosivo dell’acido.
Durante le indagini nessuna delle persone sentite dai magistrati ha riferito di una sua confidenza rispetto al fatto che potesse essere stata forzata ad ingerire l’acido. Un dettaglio importante perchè, secondo la ricostruzione dei fatti Orsola Fallara arrivò in ospedale ancora cosciente e vigile. Nelle carte dell’inchiesta ci sono anche le testimonianze di due nipoti della dirigente, Vincenzo Smorto e Giuseppe Fallara, che hanno riferito di come abbiano intrattenuto una breve conversazione con la zia. Naturalmente la donna riusciva ad esprimersi con una certa difficoltà, ma era chiara. Al pronto soccorso aveva anche fatto segno con le dita di quanto liquido avesse ingerito. Tre dita di acido muriatico versato in un bicchiere piccolo, di quelli comunemente utilizzati per il caffè.
Sempre i familiari hanno riferito agli inquirenti che in ospedale gli avevano raccontato un episodio singolare. La dirigente, al Pronto soccorso si alzò per andare in bagno camminando autonomamente. Tanto che il medico non credeva possibile che avesse ingerito dell’acido. Tra l’altro, sempre al pronto intervento, il medico di guardia non aveva riscontrato scottature, o lesioni d’altro tipo intorno alla bocca, sia nella sua parte esterna che interna. La donna poi, anche questo un elemento contenuto nella richiesta di archiviazione, riusciva a parlare sia pure con grande difficoltà e con voce impastata.
Dunque se qualcuno avesse tentato di suicidarla facendogli ingerire con la forza il liquido mortale, di certo avrebbe avuto tempo e modo di dirlo sia ai medici dell’ospedale che agli stessi familiari. Invece non lo fece mai, ne’ in maniera diretta, ne’ indiretta. Dunque fu suicidio vero.
I magistrati hanno anche scoperto altre cose interessanti. La prima era già trapelata nei giorni scorsi e viene confermata nella richiesta di archiviazione. La Fallara è sempre stata sola in macchina. I carabinieri infatti a suo tempo acquisirono i filmati della video sorveglianza dell’area portuale, dalle quali si evince che nessun altro era con lei ne’ che qualcuno l’avesse seguita. Il secondo elemento è relativo all’acido utilizzato quella notte per togliersi la vita. Secondo quanto riferito dai familiari, la bottiglietta ritrovata in auto dagli investigatori si trovava in quella macchina da almeno 6 giorni prima, ossia dal 9 dicembre. E quando qualcuno le aveva chiesto spiegazione di quella presenza, lei aveva risposto evasivamente che si trattava semplicemente di detersivo. Un dettaglio questo che lascia pensare come la dirigente avesse in mente il suo gesto da molto tempo, o che quantomeno lo avesse in animo da quasi una settimana. E’ chiaro che la dirigente sapesse ben prima dell’inchiesta dello scandalo che ne sarebbe derivato. Il timore delle conseguenze dell’inchiesta insomma hanno forse messo la donna con le spalle al muro. Al punto che potrebbe aver deciso di farla finita. Ora è arrivata la richiesta di archiviazione, sulla quale ora si deve pronunciare il Gip.

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