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«E’ straordinario il tempismo con cui puntualmente vengono diffusi gli interventi degli onorevoli Lo Moro, Napoli e Laratta quando devono commentare le vicende che riguardano il Comune di Reggio»; così i parlamentari del Pdl Giovanni Dima e Jole Santelli che si oppongono allo richiesta di scioglimento del Comune di Reggio Calabria per presunte infiltrazioni mafiose.
«Ovviamente il fine è quello di attaccare il Presidente Scopelliti – affermano i deputati – e pur di screditare la sua azione amministrativa, che ha portato la città ad essere tra le più belle d’Italia, si ricorre a qualunque mezzo. Questi signori dovrebbero ricordare il principio secondo cui le responsabilità sono personali: prima lasciamo che la giustizia faccia il suo corso e poi ognuno farà le proprie valutazioni. Le azioni di un singolo non possono ricadere su un Ente: sarebbe come affermare che l’errore di un magistrato dovrebbe gettare ombre su tutta la giustizia, ed è un’assurdità. Ma quando si tratta di Pdl o di Scopelliti questi parlamentari sfoggiano tutto il proprio repertorio: gli onorevoli Lo Moro e Laratta, invece – concludono i parlamentari del Pdl Giovanni Dima e Jole Santelli – farebbero bene a dedicarsi maggiormente alle vicende che riguardano gli esponenti del proprio partito».
Vicino al Sindaco Arena e ai cittadini di Reggio Calabria anche Pietro Mancini, ex sindaco di Cosenza e padre dell’assessore regionale al bilancio, Giacomo Mancini: «Considero errata e strumentale – dice – la sortita di qualche esponente, non di primo piano, del PD, che ha sollecitato alla ministra dell’Interno, donna Amma Maria Cancellieri, lo scioglimento del Consiglio comunale. Non ci azzecca nulla – osserva – il civico consesso con l’arresto di un consigliere. Il Sindaco, peraltro, aveva risposto «niet» alla richiesta, avanzata dal signor Plutino, di una poltrona di assessore. Come, in Regione, aveva fatto, correttamente, nel 2010, il Governatore, Scopelliti, con un consigliere del PDL,il signor Morelli, all’epoca «chiacchierato» e poi colpito da un provvedimento di custodia cautelare. Provvedimento che, ovviamente, non equivale alla condanna. Anche nell’aspra Calabria, infatti, è in vigore la Costituzione e il principio, introdotto su proposta del senatore socialista, Pietro Mancini, secondo cui una persona inquisità  – conclude – va considerata non colpevole fino alla sentenza definitiva».

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