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La ‘ndrangheta ha alzato il tiro e con l’ordigno piazzato ieri nel parcheggio del Cedir di Reggio Calabria e indirizzato al pm della Dda Giuseppe Lombardo, ha dimostrato di poter colpire chiunque e in qualsiasi momento. Passando dal parcheggio del Cedir il finanziere ha notato, accanto al ciglio della strada un grosso pacco con accanto la foto di Giuseppe Lombardo, ritagliata da un giornale. Ed è stata proprio quell’immagine ad attirare la sua attenzione. Immediato l’allarme, mentre nello stesso parcheggio continuava il via vai di gente che quotidianamente frequenta il Cedir ed i suoi uffici. L’ordigno si è scoperto poi essere composto da cento grammi di polvere da sparo, collegati ad una miccia. Mentre dietro l’immagine del magistrato c’era scritta la frase: «Ti faremo la festa». La bomba non era stata accesa, ma ha comunque ottenuto il suo effetto intimidatorio beffando tutti i sistemi di sicurezza.
Uno sfregio per dire che le ‘ndrine sono ancora forti e sfrontate, nonostante le batoste che subiscono quotidianamente ad opera dei magistrati della Procura della Repubblica e dei Giudici che non esitano a sentenze pesantissime.
L’indagine sull’episodio della bomba a Lombardo è nella mani della squadra mobile, sul posto sono stati fatti tutti i rilievi del caso, ed ora si attende l’esito della perizia della scientifica che tenterà di capire qualcosa in più sui materiali usati e sulla tecnica utilizzata. La Mobile ha già acquisito anche i filmati del sistema di sorveglianza, anche in questo caso non sarà semplice, ma ogni elemento utile sarà inviato alla Procura di Catanzaro, titolare per competenza dell’inchiesta.
«E’ chiaro che siamo molto dispiaciuti, – ha dichiarato il procuratore Lombardo – ed è scontata la solidarietà e vicinanza al collega. Possiamo presumere che sarà aumentata la sua protezione. Per fortuna questa ennesima minaccia non è avvenuta all’interno della struttura che ospita gli uffici, a conferma che la protezione predisposta è buona. Per parte nostra siamo pronti a intervenire per risolvere il caso al più presto, anche se c’è da dire che queste intimidazioni anonime sono particolarmente subdole e richiedono un lavoro lungo e delicato».

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