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E’ stato revocato il piano di protezione provvisorio a Giuseppina Pesce, figlia del boss dell’omonima cosca di Rosarno, che aveva iniziato a collaborare con la giustizia per poi interrompere il percorso di testimonianza. A metà aprile la Dda di Reggio Calabria ha chiesto alla Commissione centrale dei pentiti, istituita presso il ministero dell’Interno il ritiro del piano di protezione e la richiesta è stata accolta nei giorni scorsi. Giuseppina Pesce, attualmente ai domiciliari, è stata rinviata a giudizio nell’ambito del processo scaturito dall’operazione dei carabinieri “All Inside” che prenderà il via a luglio. Per mesi ha collaborato con la giustizia. Poi ha detto basta, annunciando che avrebbe ritrattato tutto.
Anche se quanto riferito dal collaboratore era stato già riscontrato in precedenza dall’attività investigativa dell’Arma. Nelle scorse settimane il legale della Pesce, Giuseppe Madia, ha lasciato intendere che il pentimento era stato ottenuto attraverso le pressioni della Dda e anche perchè non poteva sopportare di stare lontano dai suoi tre figli, uno dei quali con problemi di salute. Il procuratore Giuseppe Pignatone si limitò a dire che «la signora Pesce Giuseppina è stata arrestata per associazione mafiosa ed altri reati con provvedimento del giudice confermato dal Tribunale del riesame e poi dalla Corte di cassazione. Il 14 ottobre 2010 ha chiesto di collaborare con l’autorità giudiziaria e per quasi sei mesi ha reso dettagliate dichiarazioni, molte delle quali sono state già riscontrate e ritenute attendibili in più provvedimenti dei giudici di Reggio Calabria. La sua posizione e quella degli altri imputati del processo ”All Inside” sarà valutata dal Tribunale di Palmi nel processo che inizierà il 12 luglio 2011 a seguito del rinvio a giudizio disposto il 22 aprile scorso». Dunque si vedrà al processo.

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