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LE perquisizioni ordinate a Rende dalla Dda hanno lasciato molti di sorpresa. Proprio mentre l’ex sindaco Umberto Bernaudo e l’ex assessore Pietro Ruffolo sono stati scagionati dall’aggravante mafiosa, i giudici di Catanzaro sembrano voler rilanciare con nuovi elementi dell’inchiesta (vi raccontiamo nuovi particolari a pag. 12).
La nuova attività ha lasciato sorpresi anche alcuni deputati del Pd (Enza Bruno Bossio, Demetrio Battaglia, Bruno Censore, Ernesto Magorno e Nicodemo Oliverio). «E’ sconcertante ciò che sta avvenendo – dicono i parlamentari – Un Comune ed un’amministrazione civica che hanno  realizzato una città e costruito una comunità agli antipodi della cultura mafiosa. Parchi urbani, verde, piazze, musei, centri sociali, decine e decine di scuole, tante chiese, la predisposizione di quanto necessario per accogliere l’Università della Calabria ed il più grande insediamento industriale della Regione. E’ del tutto evidente che la cultura amministrativa che ha prodotto ciò è impermeabile ad ogni tipo di condizionamento della criminalità organizzata.  A quanto ci viene riferito il servizio mensa, la gestione del Centro dei Minori e l’assegnazione di un locale, sono avvenuti a seguito di regolari procedure di evidenza pubblica ed i soggetti assegnatari sono tutti muniti del certificato antimafia della Prefettura».
Ci sarebbero delle topiche, secondo i deputati, in questa nuova iniziativa della Dda. In particolare «sembra che il centro per i minori disagiati sia stato fatto oggetto di una perquisizione sol perché una signora che ivi lavora, incensurata e perbene, porti il cognome di persona che ha a che fare con la giustizia. Tutto ciò appare aberrante, poiché mina alla radice la civiltà giuridica di un Paese civile e democratico. L’individuo con i suoi diritti costituzionali deve rispondere solo delle sue azioni e non può essere perseguito perché parente di tizio o caio».  Al di là delle dichiarazioni i parlamentari promettono che nei prossimi giorni si recheranno presso il Municipio di Rende per chiedere alle «autorità comunali una certificazione che documenti la regolarità delle procedure di evidenza pubblica sopra indicate. Dopodiché  ci rivolgeremo alle competenti autorità amministrative e di garanzia. Ricordiamo a noi stessi, infine, che precedenti iniziative giudiziarie sono state dichiarate inconsistenti dal Giudice terzo e con due pronunce dalla Suprema Corte di Cassazione. Non è nostro costume, ma volendo mal pensare “ l’insieme della vicenda fa intravedere un vero e proprio accanimento giudiziario”».
Fin qui i parlamentari del Pd. In questo quadro però, quello che emerge è il silenzio del sindaco, Vittorio Cavalcanti che di solito è prodigo di dichiarazioni come dimostra la recente polemica sui rifiuti con il sindaco di Cosenza. Ieri in molti si chiedevano che fine avesse fatto. Da Rende dicono che il sindaco sia sparito e per tutta la giornata di ieri non ha risposto al telefono nè ai suoi compagni di partito nè ai suoi alleati che pure lo hanno cercato con insistenza. In serata circolavano anche indiscrezioni su una sua presunta volontà di gettare la spugna e rassegnare le dimissioni. Persone a lui vicine  le danno imminenti sostenendo che il sindaco si sia sentito lasciato solo, soprattutto, dal suo partito. Domani sarà il giorno della verità. Ricordiamo solo che in caso di dimissioni del sindaco, il Comune sarebbe salvo da un eventuale scioglimento straordinario.

COSENZA – Le perquisizioni ordinate a Rende dalla Dda hanno lasciato molti di sorpresa. Proprio mentre l’ex sindaco Umberto Bernaudo e l’ex assessore Pietro Ruffolo sono stati scagionati dall’aggravante mafiosa, i giudici di Catanzaro sembrano voler rilanciare con nuovi elementi dell’inchiesta. La nuova attività ha lasciato sorpresi anche alcuni deputati del Pd (Enza Bruno Bossio, Demetrio Battaglia, Bruno Censore, Ernesto Magorno e Nicodemo Oliverio). «E’ sconcertante ciò che sta avvenendo – dicono i parlamentari – Un Comune ed un’amministrazione civica che hanno  realizzato una città e costruito una comunità agli antipodi della cultura mafiosa. Parchi urbani, verde, piazze, musei, centri sociali, decine e decine di scuole, tante chiese, la predisposizione di quanto necessario per accogliere l’Università della Calabria ed il più grande insediamento industriale della Regione. E’ del tutto evidente che la cultura amministrativa che ha prodotto ciò è impermeabile ad ogni tipo di condizionamento della criminalità organizzata.  A quanto ci viene riferito il servizio mensa, la gestione del Centro dei Minori e l’assegnazione di un locale, sono avvenuti a seguito di regolari procedure di evidenza pubblica ed i soggetti assegnatari sono tutti muniti del certificato antimafia della Prefettura».

Ci sarebbero delle topiche, secondo i deputati, in questa nuova iniziativa della Dda. In particolare «sembra che il centro per i minori disagiati sia stato fatto oggetto di una perquisizione sol perché una signora che ivi lavora, incensurata e perbene, porti il cognome di persona che ha a che fare con la giustizia. Tutto ciò appare aberrante, poiché mina alla radice la civiltà giuridica di un Paese civile e democratico. L’individuo con i suoi diritti costituzionali deve rispondere solo delle sue azioni e non può essere perseguito perché parente di tizio o caio».  

Al di là delle dichiarazioni i parlamentari promettono che nei prossimi giorni si recheranno presso il Municipio di Rende per chiedere alle «autorità comunali una certificazione che documenti la regolarità delle procedure di evidenza pubblica sopra indicate. Dopodiché  ci rivolgeremo alle competenti autorità amministrative e di garanzia. Ricordiamo a noi stessi, infine, che precedenti iniziative giudiziarie sono state dichiarate inconsistenti dal Giudice terzo e con due pronunce dalla Suprema Corte di Cassazione. Non è nostro costume, ma volendo mal pensare “l’insieme della vicenda fa intravedere un vero e proprio accanimento giudiziario”». Fin qui i parlamentari del Pd. 

In questo quadro però, quello che emerge è il silenzio del sindaco, Vittorio Cavalcanti che di solito è prodigo di dichiarazioni come dimostra la recente polemica sui rifiuti con il sindaco di Cosenza. Ieri in molti si chiedevano che fine avesse fatto. Da Rende dicono che il sindaco sia sparito e per tutta la giornata di ieri non ha risposto al telefono nè ai suoi compagni di partito nè ai suoi alleati che pure lo hanno cercato con insistenza. In serata circolavano anche indiscrezioni su una sua presunta volontà di gettare la spugna e rassegnare le dimissioni. Persone a lui vicine  le danno imminenti sostenendo che il sindaco si sia sentito lasciato solo, soprattutto, dal suo partito. Domani sarà il giorno della verità. Ricordiamo solo che in caso di dimissioni del sindaco, il Comune sarebbe salvo da un eventuale scioglimento straordinario.

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