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POTENZA – Non si placa la polemica sulle frasi di Matteo Renzi al Corriere della Sera rispetto alla necessità di raddoppiare le estrazioni in Basilicata e Sicilia senza farsi più spaventare da “4 comitatini”.

Sulla questione c’è l’attacco durissimo dei grillini guidati da Petrocelli e i chiarimenti di Marcello Pittella.

In particolare il presidente della giunta è tornato sulla vicenda (dopo le prime dichiarazioni a caldo al nostro giornale) con un post pubblicato su Fb. Questo il pensiero del presidente Pittella: «E’ evidente che i temi dell’energia e delle risorse estrattive siano centrali nell’agenda nazionale e nel rapporto Italia – Europa. Così come è evidente che riguardano da vicino il nostro territorio, le sue comunità e le strategie del mio governo. E se da un lato comprendo la necessità del premier di avviare una discussione in tal senso, dall’altro mi viene da ribadire ancora con più forza quelle che sono le nostre richieste, aspettative, preoccupazioni. Le mie e quelle di tutti i cittadini lucani, compresi quei “comitatini”, quelle donne e quegli uomini attivi e volenterosi che svolgono un lavoro rispettabilissimo sui territori. Le loro battaglie mi vedranno al loro fianco, sempre dalla parte dei lucani». Marcello Pittella quindi si schiera dalla parte di quelli che non ci stanno alle frasi del Premier e chiarisce: «E dunque, la mia accelerazione sulle questioni che riguardano patto di stabilità interno, royalities e memorandum ai tavoli col Governo, non è stata una boutade fuori tempo. Ci sono una contingenza inevitabile e un’urgenza che impongono risposte e soluzioni immediate. Ci sono un risarcimento da soddisfare e una fiducia da riconquistare. Le nostre richieste sono nette e chiare sui tavoli dei ministeri, e le nostre sollecitazioni ripetute e puntuali. Sono convinto, alla luce della strategicità che Matteo Renzi attribuisce alla nostra regione sul tema petrolio, e all’interesse e all’impegno mostrato dal Ministro Guidi di riavviare, come ha fatto, il confronto col Governo, che il nostro fermo pensiero sarà ben interpretato. Noi continueremo a fare la nostra parte, a difendere la nostra terra, senza tirarci indietro. Insomma parole di responsabilità.

Di diverso tenore invece la dichiarazione del  senatore lucano del Movimento 5 Stelle, Vito Petrocelli: «“Quattrocomitatini” a chi? Si è passati dalla banalizzazione dell’invasività delle perforazioni petrolifere dell’ex ministro berlusconiano, Paolo Romani (“in Basilicata stiamo facendo quattro buchi per terra), all’aggressione edelegittimazione di Matteo Renzi ai numerosi comitati di cittadini, insultati dal premier che li ha letteralmente e pubblicamente ridicolizzati. In questa escalation verbale della disinformazione di regime, ci sta forse la svolta dura di repressione che questo governo intende imprimere, non solo nelle (contro) riforme costituzionali in atto al Senato, ma anche in ogni forma democratica di richiesta di trasparenza contro speculazioni e diritti negati. Aggressione violenta e gratuita proprio perché il primo ministro ha forse capito che la banalizzazione del problema non è più sufficiente a “sopire e troncare” la voglia di conoscenza e di partecipazione che, finalmente, viene dai territori. È una consapevolezza cresciuta grazie proprio al lavoro e alla competenza tecnica che i comitati di attivisti ambientalisti in Basilicata e in Sicilia, ma anche in Abruzzo, in Romagna, Emilia e Lombardia, in ogni parte d’Italia, hanno sviluppato in tema di sfruttamento intensivo del sottosuolo, di inquinamento da impianti di desolforizzazione e di rischi di alterazioni gravi alla catena alimentare umana. Ottenendo seguito e credibilità in una società dove non solo la politica è succube del grande giro di affari che c’è dietro una perforazione petrolifera, ma anche i giornali e i media si fanno volentieri “distrarre” dall’ingente fiume di denaro che le società minerarie versano sotto forma di pubblicità».

Il capogruppo grillino a Palazzo Madama,  Petrocelli quindi sottolinea: «Non ci spieghiamo diversamente l’intervento diretto e duro del primo ministro italiano contro decine e decine di gruppi volontari che oggi rappresentano l’unica barriera reale e concreta allo strapotere di Eni & Soci, visto il fallimento di enti e istituzioni, asserviti dalla politica a tutelare gli interessi dell’industria e non del bene comune, proprio sul controllo delle invasività industriali messe in atto nei territori. Ne sanno qualcosa a Gela, a Taranto, in Val d’Agri, in Valbasento, a Rivara, a Ravenna, nel Sulcis e nelle tante realtà italiane da bonificare».

E ancora dichiara il senatore Vito Petrocelli: «Come ogni aggressione gratuita e improvvisa, anche questa di Renzi nasconde probabilmente la sua paura che la consapevolezza dei cittadini faccia saltare gli interessi di cui lui e il suo sistema sono portatori in barba alla certezza che la Basilicata, ad esempio, regione citata espressamente dal premier insieme alla Sicilia, prima ancora di essere una “risorsa” petrolifera per la nazione, è sicuramente uno dei più importanti bacini idrici di superficie e diprofondità in Europa e nel Mediterraneo. Oggi minacciato dalla licenza di perforazione selvaggia che i petrolieri hanno avuto dalla politica. Trivellano lungo la costa marina, davanti agli ospedali, negli alvei dei fiumi, nelle periferie dei centri abitati, nelle aree a coltivazione pregiata, nei pressi delle zone protette, lungo le faglie sismogenetiche e, quel che è peggio, lungo i bacini imbriferi di ricarica delle sorgenti dei fiumi. Mettendo a rischio di inquinamento irreversibile proprio il bene più prezioso che abbiamo: l’acqua!».

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