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VIBO VALENTIA – Dopo la denuncia (LEGGI LA NOTIZIA) e l’annuncio della cassa integrazione per i suoi operai perché la sua azienda di produzione e distribuzione di tonno era rimasta senza materia prima a causa di un maxi sequestro di pesce avvenuto a Bari, Pippo Callipo ottiene lo sblocco dei tonni congelati sequestrati dalla Capitaneria di porto pugliesema questo non è sufficiente a rimettere in piedi in tempi rapidi la produzione. «Questo tardo ravvedimento – ha infatti chiarito lo stesso Callipo – non ha purtroppo evitato la Cassa Integrazione a circa 150 operai».

L’imprenditore vibonese che ha il suo centro operativo a Maierato ma opera a livello internazionale ha fortemente contestato il provvedimento di sequestro che era stato adottato lo scorso dicembre dalla Capitaneria di porto di Bari per un quantitativo complessivo di oltre 530 tonnellate di pesce (ma nello specifico di Callipo si trattavano di 480 tonnellate di tonno) presentando un ricorso per il dissequestro che proprio ieri, nel giorno in cui l’imprenditore ha lanciato pubblicamente la sua decisione di fermare la produzione e chiedere la cassa integrazione per circa 150 dipendenti, è stato attuato dai funzionari marittimi.

«Dalla mafia con la pistola – ha aggiunto – ti difendono le forze dell’ordine e dalla mafia con la penna, la mala burocrazia, chi ti difende?», si è chiesto polemicamente Callipo che denuncia, inoltre, che sarebbero «serviti quasi due mesi perchè la burocrazia si ravvedesse di un macroscopico errore nel sequestrare circa 480 tonnellate di tonno congelato per presunti problemi di etichettatura». In particolare, gli uomini della Capitaneria di porto del capoluogo pugliese si sono recati nel magazzino frigorifero e con un verbale di compiute operazioni hanno provveduto al dissequestro e alla restituzione della merce. 

Callipo, nell’esplicitare il suo malessere riguardo l’accaduto, ha anche lanciato un appello al segretario del Partito democratico Matteo Renzi che «anche evitando questi problemi agli imprenditori, può convincerli a rimanere in Italia e forse a farne venire dall’estero» pur garantendo ancora una volta la sua ferma intenzione di non lasciare la Calabria: «Io resto e lotterò, in tutti i modi e con ogni mezzo, con chi ha voglia di far cambiare questo sistema».

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