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VIETRI DI POTENZA – Dopo oltre 34 anni San Giuseppe è tornato a casa. Emozione e felicità a Vietri di Potenza per la riapertura ai fedeli della chiesa di San Giuseppe, rimasta chiusa dal 23 novembre 1980 a causa dei gravi danni subiti. E con la riapertura e benedizione della chiesa è ritornato nella sua storica nicchia anche la statua del Santo.

Una giornata storica quella di martedì per la comunità vietrese, iniziata con la processione partita dalla chiesa Madre, e culminata nella chiesa di San Giuseppe, con l’ingresso del Santo.

La chiesa situata in via Santa Lucia non è riuscita a contenere tutti i fedeli, molti dei quali rimasti fuori a seguire la benedizione e la prima santa messa dopo quel tragico ed indimenticabile giorno di novembre. All’interno della Chiesa, a partire dalla copertura praticamente crollata, sono stati fatti eccellenti lavori, egregiamente eseguiti, sotto la direzione dell’architetto Michele Iaccino, oltre al lavoro importantissimo della maestra restauratrice lucana Daniela Rosa, che si è particolarmente distinta nel paziente lavoro di restauro degli affreschi settecenteschi, oltre che nell’importante e certosino lavoro di recupero e restaurazione del monumentale altare maggiore, davvero splendido ed anch’esso settecentesco.

All’interno della Chiesa c’è anche la “mano” di un’artista vietrese, Marzia Russo, che ha curato alcuni dettagli degli affreschi. La Chiesa in origine -come raccontato da Francesco Zirpoli, storico e cultore di storia patria vietrese- era intitolata alla Madonna della Neve, poi dagli inizi del 900′ è meglio conosciuta come Chiesa di San Giuseppe.

I lavori di ristrutturazione della Chiesa sono stati effettuati grazie ai finanziamenti del Ministero per i Beni Culturali, e all’impegno della Soprintendenza lucana e della Regione Basilicata, che ha finanziato l’ultimo importo per consentirne l’ultimazione dei lavori, iniziati nel 1999 avendo poi diversi stop causa mancanza di fondi. Ma importantissimo -e decisivo- è stato anche l’impegno dei residenti di via Santa Lucia e di tantissimi vietresi, che si sono adoperati tutti i giorni, specie nell’ultimo periodo, curandone tutti i dettaglio e mettendo a disposizione tempo, lavoro e fornitura di attrezzature.

Tante le donazioni, sia economiche che materiali, per l’allestimento della Chiesa: dai fiori ai candelabri, passando per i contributi nell’acquisto delle sedie, armadi e tutto ciò che è all’interno della Chiesa. In prima fila gli anziani, gli stessi che hanno visto la chiesa chiudersi, e che oggi (forse non ci speravano ormai) la vedono riaperta. Al loro fianco tanti bambini, in prima fila, insieme al vescovo Agostino Superbo, a Don Francesco Parrella e a tutti i frati del Convento dei Cappuccini vietrese.

Nella bellissima chiesa di San Giuseppe ci sono gli affreschi di Santa Lucia e Sant’Apollonia, San Donato Vescovo, e lo sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria, tutti datati 1735, mentre la stessa Chiesa risale alla metà del 600’.

Dopo 34 anni, quindi, San Giuseppe è ritornato nella sua casa. Importante, quindi, l’opera dei tanti vietresi, come sottolinea anche durante l’omelia da Don Francesco Parrella, che da circa sessant’anni vive tra la comunità vietrese.

Don Francesco ha voluto sottolineare come anche in questa occasione ci sia stata una grande collaborazione e mobilitazione della popolazione. Mentre il Vescovo mons. Agostino Superbo, in conclusione delle celebrazioni, ha ricordato come la Chiesa può essere anche un aiuto di speranza, e tutto ciò che era rimasto bloccato pian piano comincia a svilupparsi e camminare. Durante la messa sono stati magistralmente eseguiti canti a cura della Schola Cantorum della Parrocchia di San Nicola di Mira.

La serata è continuata con un buffet organizzato all’esterno della Chiesa, nell’antistante piazzetta di via Santa Lucia. Si pensava potesse diventare, questa Chiesa, un’eterna incompiuta.

Ma per fortuna così non è stato: la Chiesa di San Giuseppe, seppur dopo oltre trentaquattro anni, è stata riaperta. Ed è ritornata così come prima, al suo magnifico splendore. Per la felicità di un’intera Comunità. Claudio Buono

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