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Indici di raccolta pari quasi alla metà del dato campano ma superiori alle performance di Molise, Calabria e Sicilia

INDICI bassi ma qualche margine di crescita: nella differenziata, la Basilicata si distingue dalle regioni limitrofe, che pure hanno avviato da anni programmi di raccolta ad hoc, e aspetta di commentare i dati 2016, quando avrà in dote l’avvio del porta a porta a Potenza, in attesa che Matera lo estenda fuori dal centro storico.

Intanto, il 31% di raccolta differenziata segnalato dallo studio della “Fondazione per lo Sviluppo sostenibile” è un valore inferiore alla metà di quello che fa gonfiare il petto alle regioni più virtuose come Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia, tutte fra il 60 e il 65%.

Ormai siamo abituati a una Basilicata “prima tra le ultime” quando si parla di indicatori di sviluppo economico e sociale: e puntualmente anche stavolta, subito dopo la sorprendente Campania (indici di poco inferiori al 50%, al netto di una Napoli maglia nera), ecco la “Lucania felix” che scavalca nell’ordine la Puglia e le ultime tre: Molise, Calabria e Sicilia.

Il rapporto della fondazione presieduta da Edo Ronchi celebra l’anniversario – e fa un bilancio – dei vent’anni del decreto legislativo 22 del 1997, che porta proprio il nome di Ronchi. «Con quella riforma – ha commentato l’ex ministro prodiano all’Ambiente presentando il dossier a Montecitorio – scegliemmo di anticipare, non senza difficoltà, gli indirizzi europei sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti, assegnando una netta priorità al riciclo rispetto al largamente prevalente smaltimento in discarica e anche rispetto alle proposte che assegnavano priorità all’incenerimento di massa, Quella riforma ha consentito di far decollare l’industria verde del riciclo dei rifiuti. Quel sistema potrebbe consentire di raggiungere anche i nuovi e più impegnativi target europei di riciclo a condizione che venga applicata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale recuperando i ritardi che ancora persistono in alcune grandi città (come Roma e Napoli) e in 5 regioni del Sud: Basilicata (31% di raccolta differenziata), Puglia (30%), Molise e Calabria (25%), Sicilia (13%). Il recupero di questi ritardi sarà essenziale per raggiungere i nuovi obiettivi europei: il 60% di riciclo dei rifiuti urbani per il 2025 e 65% entro il 2030».

Fondazione per lo Sviluppo sostenibile: indici di raccolta pari quasi alla metà del dato campano ma superiori alle performance di Molise, Calabria e Sicilia

Il 47,6 % di raccolta differenziata nel 2015, inoltre, è una media nazionale composta da un ottimo 58,6% al Nord, di un 43,8% al Centro e di un «largamente insufficiente» 33,6% al Sud. È vero che lo smaltimento di rifiuti urbani in discarica in Italia è ancora al 26%, ma dei 7,8 milioni smaltiti in discarica ben 4 provengono da Sud. La percentuale di rifiuti urbani smaltiti in discarica è così diversificata: il 13,8% al Nord, il 28% al Centro e ben il 43,4% al Sud. Ma anche il Sud non è più omogeneo: accanto alle 5 «particolarmente arretrate» la Campania è al 49%.

Da cosa è stato prodotto il ritardo di queste Regioni? «Principalmente – ha risposto Ronchi – dalle carenze tecniche e di indirizzo politico di alcune amministrazioni regionali e comunali. Alcune amministrazioni regionali sono in ritardo e carenti sia nella programmazione – in particolare nella localizzazione e autorizzazione degli impianti di trattamento della frazione organica – sia nei sostegni tecnici e finanziari ai Comuni per organizzare buone raccolte differenziate. Molte amministrazioni comunali in ritardo nelle raccolte differenziate sono carenti nell’indirizzo politico, nella capacità tecnica e nelle modalità e contenuti di affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti urbani».

Nello studio, gli esperti segnalano anche «la mancanza strutturale di impianti di compostaggio: la Basilicata non ha impianti di trattamento della frazione organica attivi».

Uno scenario non proprio allettante in cui si segnala però qualche isola felice: sono infatti 11 i “Comuni Ricicloni” lucani che conquistano l’ambìto riconoscimento per avere superato la soglia del 65% nella raccolta differenziata: si tratta di Banzi, Abriola, Pignola, Montemilone, Acerenza, Genzano di Lucania, Pietragalla, Palazzo San Gervasio, Forenza, Cancellara e Tito.

Nei capoluoghi gli ultimi dati disponibili (il 5 maggio finirà la raccolta dei dati 2016, che poi saranno diffusi) parlavano di cifre pessime: 24,15% a Potenza e 22,69 a Matera. C’è da ricordare che dalla prossima edizione (la XXIV) del premio di Legambiente si capirà quanto ha influito, almeno nel capoluogo, il varo del porta a porta.

Ma sono tanti anche i Comuni dove la percentuale della differenziata nel 2015 era ancora ferma a 0: nel Materano Garaguso, Accettura, Calciano, San Giorgio Lucano, Cirigliano, Grottole, Oliveto Lucano, Salandra e Pomarico; nel Potentino Fardella, Calvera, San Costantino Albanese, Carbone, Teana e Pietrapertosa.

E ancora oggi 58 Comuni lucani, per un totale di poco più di 150.000 abitanti, sono al di sotto del 20% e solo 24 Comuni, per un totale di circa 130.000 abitanti, hanno un dato superiore al 50% di raccolta differenziata. Dati per Legambiente «preoccupanti che vanno sottolineati perché evidenziano purtroppo come la grande maggioranza dei Comuni lucani di fatto ancora non ha avviato un vero sistema di raccolte differenziate nel loro territorio, oppure lo ha fatto solo simbolicamente». 

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