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Operazione questa mattina, dei carabinieri di Reggio Calabria e del Noe, per l’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare, quattro agli arresti domiciliari ed una di obbligo di dimora nell’ambito di un’inchiesta della Dda reggina su un traffico illecito di rifiuti. Quattro invece, gli avvisi di garanzia. Secondo l’accusa, le persone coinvolte, avrebbero messo in atto diverse operazioni illecite allo scopo di risparmiare il denaro necessario per un corretto smaltimento del percolato, per la ricopertura e la compattazione giornaliera dei rifiuti, nonchè per le opere necessarie per una corretta manutenzione di una discarica.
I carabinieri hanno anche sequestrato la discarica consortile di Casignana, nella Locride, che serve gran parte dei Comuni del reggino, compreso Reggio Calabria. In manette è finito anche il sindaco Pietro Armando Crinò, di 62 anni nell’ambito dell’inchiesta su un traffico illecito di rifiuti. Crinò è una delle quattro persone finite ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta su un traffico illecito di rifiuti. I carabinieri, oltre alla discarica, valutata dieci milioni di euro, hanno sequestrato anche la società che la gestisce, la Zetaemme, per un valore di tre milioni. Dalle indagini condotte dai carabinieri di Reggio Calabria e del Noe è emerso che nella discarica finivano rifiuti non autorizzati dall’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale in Calabria. Inoltre, a causa dell’assenza di recinzioni, bovini ed ovini pascolavano liberamente nella discarica in aree contaminate da percolato.
Anche il sindaco di Gioiosa Ionica (rc), Mario Mazza, di 55 anni, è tra le persone indagate nell’ambito dell’operazione di oggi, assieme a Giorgio Stiriti, 42 anni, direttore generale della Leonia, la società incaricata della raccolta dei rifiuti nel comprensorio.

I PARTICOLARI DELL’OPERAZIONE
Pietro Armando Crinò, primo citadino del Comune di Casignana (Rc), è stato arrestato, insieme con un’altra persona dai Carabinieri di Reggio Calabria e del N.O.E. che hanno sequestrato la discarica consortile del piccolo centro del reggino (valore stimato di circa 10milioni di euro) e della società «Zetaemme» s.a.s. (valore stimato di circa 3milioni di euro).
I carabinieri avrebbero accertato l’ingresso in discarica di rifiuti non autorizzati dall’Ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale in Calabria e che a causa dell’assenza di un’idonea recinzione della discarica bovini ed ovini pascolavano liberamente all’interno della stessa discarica in aree contaminate da percolato.
Le persone coinvolte sono ritenute responsabili in ordine al reato di traffico illecito di rifiuti, «in quanto – si legge nelle ordinanze – al fine di conseguire un ingiusto profitto, consistente nel risparmio di denaro dovuto per un corretto smaltimento del percolato, per la ricopertura e la compattazione giornaliera dei rifiuti, nonchè per le opere necessarie per una corretta manutenzione della discarica, venivano attuate diverse operazioni sui rifiuti strumentali a perseguire finalità illecite».

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