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MATERA – “Sì, certo. Gli obiettivi del Piano sono importanti. Ma sono pur sempre obiettivi di lungo periodo. Ma io vi chiedo: e domani? Cosa facciamo?”. Saverio Calia, architetto, porta un cognome che ha fatto la storia del distretto e, in anni ormai lontani, la sua fortuna. Il miracolo lucano legato all’invenzione del mobile imbottito lo si deve a famiglie di pionieri come la sua. E’ stato suo padre Liborio, ex apprendista, a lanciare, mezzo secolo fa, un’azienda che sarebbe diventata leader mondiale del settore. Come dopo di lui avrebbe fatto Giuseppe Nicoletti. E prima, invece, Pasquale Natuzzi.

Eppure se adesso, dopo la relazione dei tecnici del Ministero sul Piano attuativo per il rilancio del Mobile imbottito, prende la parola, non è solo per ringraziare l’assessore Marcello Pittella e Vincenzo Viti che, più di altri, si sono spesi per rilanciare il Contrato di programma. E per condividere strumenti e obiettivi di un Piano che può far molto per invertire l’andamento fallimentare del settore. Ma per rispondere alle accuse che gli sono piovute addosso, per il tramite del più importante giornale italiano, da Pasquale Natuzzi, il re del gruppo che si trova a sua volta a lottare per la sopravvivenza.

“Un giornalista della Sette è venuto fin qui per intervistarmi – rivela Calia -. Pensate forse che volesse parlare del contratto di programma al quale sono appese le residue speranze della nostra industria? Macché. Voleva sapere da me che cosa ho da dire sulla denuncia di Natuzzi”.

Il fatto è che, non più di una settimana fa, il Corriere della Sera ha ospitato una lunga intervista nella quale Natuzzi non esita a fare i nomi di coloro che, a suo dire, sfrutterebbero manodopera illegale per abbassare i costi di produzione.  «Calia, Chateau d’Ax, Nicoletti, Poltrone e Sofà – dice l’imprenditore al giornalista Dario Di Vico -, tutti hanno adottato lo stesso modello di business. E il presidente del distretto del salotto della Lucania, Tito Di Maggio, ha dichiarato ufficialmente di produrre al costo industriale di 25 centesimi al minuto. Ma come fa se il costo industriale di un’azienda in regola, tipo la mia, è di 92 centesimi”.

Calia non ci sta. “Quest’attacco proditorio non colpisce soltanto me. Mette sotto accusa gli stessi organi di controllo ai quali sono sottoposte, quotidianamente, le nostre aziende. Il fatto che il primo quotidiano italiano, e ora una rete come la Sette, alimentino scandalismo e pettegolezzi, la dice lunga suii veri obiettivi di questa campagna. La verità è che, calunniando noi, si colpisce l’ìmpresa lucana e, di converso, lo sviluppo dell’intero territorio”.

Calia si appella quindi alle istituzioni perchè prendano una posizione pubblica ontro le illazioni di Natuzzi. “Un imprenditore – accusa – che ha lavorato sempre contro l’unità degli imprenditori, tant’è che al Distretto non l’abbiamo mai visto”.

 

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