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POTENZA – Dovranno comparire il 20 marzo davanti al collegio del Tribunale di Potenza i 9 ex consiglieri regionali (8 più un ex assessore), rinviati a giudizio ieri mattina nell’ambito del processo bis sulle “spese pazze” del parlamentino lucano tra il 2009 e il 2011. Un processo che sembra destinato a riunirsi al primo, in cui 8 di loro risultano già imputati, sommando le varie contestazioni. Con la sola eccezione dell’ex consigliere Idv Antonio Autilio per cui il gup Amerigo Palma ha disposto il «non doversi procedere» in merito alle nuove accuse.
Autilio, difeso dai colleghi Nicola Roccanova e Donatello Cimadomo, è stato prosciolto non aver commesso il fatto, in ordine all’accusa di peculato, e perché «il fatto non costituisce reato» in relazione al falso.
Anche per alcuni degli altri imputati (Roberto Falotico, Agatino Mancusi, Franco Mattia, Giacomo Nardiello, Nicola Pagliuca, Vincenzo Ruggiero, Mario Venezia, Vincenzo Viti e l’attuale presidente dei Acquedotto lucano Rosa Gentile), il giudice ha stabilito il non luogo a procedere per parte delle contestazioni contenute nei capi d’imputazione. Ma ha accolto comunque la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Francesco Basentini per tutte le restanti, e per 2 commercialisti e la titolare di un ristorante di Potenza, che sono accusati di reati collegati.
Tra le anomalie nella contabilità dei gruppi consiliari esaminate dagli agenti della mobile di Potenza, e i militari di finanza e carabinieri spicca l’acquisto dell’auto del cugino-commercialista di Viti a spese del Pd, e il riacquisto della stessa 20 mesi più tardi, ma per sè, a un terzo del valore iniziale. Come pure il capestro attorno al collo del precario della Comunità montana “stretto” dall’allora presidente-consigliere regionale ex Udc Vincenzo Ruggiero. Il pranzo “alla romana” per gli auguri di Natale organizzato dall’ex assessore Gentile, che poi si è fatto rimborsare l’importo per intero. E ancora fatture false, notti in albergo con accompagnatori e accompagnatrici “non autorizzate”, più una tavolata di compleanno.
Dei 39mila euro di contestazione iniziale solo quelli dell’ex consigliere dell’Udc poi passato a La Destra, Vincenzo Ruggiero, ne valevano 33mila e rotti. Poi seguiva con poco più di 2mila l’ex assessore Gentile. E a scendere Viti e tutti gli altri per cifre inferiori ai mille euro.
Le ipotesi dell’accusa vanno dal peculato, alla violenza privata passando per la truffa e il falso.
Ruggiero infatti è accusato come ex capogruppo Udc in consiglio e al contempo presidente della Comunità montana Basso Sinni di aver costretto un precario impiegato nell’ente a firmare contratti fasulli di collaborazione con il gruppo e richieste di rimborso benzina per le trasferte sostenute.
«Dietro la minaccia – scrivono i pm – che ove **** non avesse sottoscritto i predetti documenti avrebbe avuto “seri problemi nell’ambito lavorativo e certamente avrebbe perso il posto”». Solo parole? A quanto pare no dato che a giugno 2012 dopo «l’ennesima richiesta» e il «secco rifiuto» del precario sarebbe arrivato puntuale il licenziamento dall’ente.

l.amato@luedi.it

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