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POTENZA – Avrebbe favorito alcuni cittadini della “sua” Rionero in spregio alla legge. Assegnando le chiavi di altrettanti appartamenti di proprietà dell’Ater, poi occupati in maniera abusiva.
E’ quello che sostiene la Procura di Potenza che ha ottenuto il rinvio a giudizio del deputato e sindaco di Rionero Antonio Placido (Sel) con l’accusa di abuso d’ufficio e occupazione abusiva.
Ieri è iniziato il dibattimento di uno dei processi “in serie” istruiti sulla vicenda: tanti processi quante sono le delibere adottate dal primo cittadino per “piazzare” qua e là alcuni fortunati beneficiari.
L’udienza è stata rinviata al 29 giugno per sentire il capo dei vigili di Rionero e il responsabile dell’Ater. Poi il collegio del Tribunale presieduto da Aldo Gubitosi sembra intenzionato a cedere subito la parola alle parti per la discussione. E non è escluso che la sentenza arrivi il giorno stesso.
A chiedere di accelerare quanto più la definizione del processo è stato l’avvocato Pietro Pesacane che difende Placido e alcuni dei cittadini accusati di aver occupato abusivamente gli appartamenti assegnati dal sindaco.
Ma per uno di questi, che aveva optato per il rito abbreviato, è già arrivata l’assoluzione davanti al gup. Per questo Pesacane è fiducioso di chiudere la questione quanto prima. S’intende con un’altra assoluzione.
«I fatti sono incontestati. La questione è tutta sulla loro qualificazione giuridica. Secondo l’accusa sarebbero illegittimi, mentre per noi sono del tutto regolari. Bisogna considerare alcune cose, come che in quel periodo il sindaco ha dovuto fronteggiare una oggettiva “tensione abitativa” in paese, e ha adottato dei provvedimenti urgenti ma comunque a carattere provvisorio. Qui non ci sono prebende per il suo operato, sia chiaro, di nessun tipo. Parliamo di persone che gli erano state segnalate dal servizio sociale: una madre separata senza reddito e con un figlio minore che senza un tetto da dichiarare rischiava di perdere l’affidamento; e una famiglia con una figlia affetta da un grave handicap mentale che aveva appena subito uno sfratto».
«E’ vero gli appartamenti assegnati erano di proprietà dell’Ater – prosegue l’avvocato Pesacane – ma non erano oggetto di un bando per la loro assegnazione. Non c’era una graduatoria per cui qualcuno è stato scavalcato. Dov’è l’interesse o l’arricchimento ingiusto del privato? Qui al massimo siamo di fronte a un interesse umanitario».
L’Ater Potenza, indicata dall’accusa come vittima del reato, ha deciso di non costituirsi come parte civile.

l.amato@luedi.it

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