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POTENZA – L’altra mattina un vecchietto in ascensore fa «Hai visto? Fanno la pipì sulle scale, c’è pieno di bottiglie di birra vuote, e che progresso è questo? È regresso».

Il rischio di ogni dibattito sulla città – nooo, il dibbbattito nooo! – tanto più se si parla di cultura è quello di trovarsi a sorpresa, quando non a propria stessa insaputa, su posizioni retrive tipo questa, magari generalizzando e filosofeggiando.

Si sa, carmina non dant panem, che poi è la versione letteraria del celeberrimo refrain tremontiano “con la cultura non si mangia”. Invece no.

È per questo che la pagina che leggete è articolata in una breve rassegna, cui ne seguiranno altre arricchite auspicabilmente da contributi esterni, e un punto di vista “altro”, in questo caso firmato da Francesco Durante, intellettuale campano la cui analisi è condivisibile anzitutto perché basata sui numeri.

Nei giorni scorsi su Basilicata24 un puntuale e conciso editoriale dedicato a Potenza “città a rischio depressione”, agli antipodi della Matera glamour come ogni Capitale che si rispetti, ha titillato l’interesse dei “putenzesi”: erano gli stessi giorni in cui l’humus culturale (non faremo qui l’errore di mettere la parola tra virgolette, uso massimamente odiato da Aldo Grasso) poteva muoversi tra suggestive rievocazioni mai reduciste (un video di Vito Riviello sulla Potenza di oltre mezzo secolo fa e seguente dibattito sulla ristampa di un libro di sue poesie), inaugurazioni di Scuole del fumetto (la scuola di Rione Lucania) e presentazioni di romanzi come l’ultimo, già celebrato da critica e vendite, di Gaetano Cappelli, il narratore della contemporaneità potentina ma anche “putenzese” in Italia.

C’è però anche altro nell’industria culturale potentina, nella quale abbiamo individuato 5 aree. Eccole.

1. LA CULTURA DEI “PADRI”

In qualsiasi dibattito sulla cultura non si può non partire da un dato, a costo di sembrare ripetitivi: questo è il territorio che ha espresso gli inventori delle pagine culturali moderne (Orazio Gavioli è il riconosciuto e compianto maestro della prima Repubblica intesa come giornale, e a proposito ci sono due anni per organizzare un ventennale decente) e della critica televisiva (Beniamino Placido da Rionero) oltre a figure di intellettuali atipici e stimatissimi in tutta Italia quali Vito Riviello, che forse meriterebbe come Rocco Scotellaro (il monumento assoluto) un Meridiano — o magari un Antimeridiano come quello che Isbn tributò a Luciano Bianciardi. Idee per trasformare questo patrimonio immateriale potentino in cultura “commestibile”, per tornare al dogma di Tremonti: creare un itinerario rivelliano come hanno fatto a Dublino con l’Ulisse di Joyce, al di là del parco letterario che rischia di impantanarsi nella burocrazia politica delle perimetrazioni, dei bandi e delle nomine.

2. LA CULTURA SOTTERRANEA

A Potenza il senso di underground è letterale: un esempio lampante è il Sotteatro di via IV Novembre (info su abitoinscena.com) «libero cantiere di sperimentazione, dove il rapporto attore-pubblico, lo spazio teatrale vengono ogni volta ridefiniti.
Una cantina Off dove ciò che conta è la libertà d’espressione. Nato nel 2007 come sede della compagnia Abito in Scena, il SotTeatro diventa in breve tempo un contenitore delle arti (teatro, musica, cinema, poesia, fotografia e pittura), ospitando più di 100 artisti e accogliendo più di 3000 spettatori.

Lo spazio vuole rifarsi alle cantine teatrali degli anni ‘70, ai cosiddetti teatri off, che erano collocati nel centro storico e, soprattutto, per entrarci bisognava scendere».

Le attività vanno dai laboratori per bambini, adolescenti e adulti a un cartellone indipendente ed alternativo, dal teatro d’appartamento (con spettacoli su prenotazione) al Festival Potenza Teatro giunto alla VI edizione. Un fermento così lontano dalla scena ufficiale in stallo per come denunciato da ultimo dalle compagnie locali di recente sul Quotidiano a proposito della gestione dello Stabile.

3. LA CULTURA UFFICIALE

I Musei non mancano (l’Adamesteanu e il Provinciale) e per la Biblioteca provinciale si spera in un futuro migliore, c’è un Archivio di Stato ricchissimo e forse non tutti sanno che il Centro di Geomorfologia Integrata per l’Area del Mediterraneo nacque (oltre quarant’anni fa) a Potenza anche per volontà dell’Unesco nonostante la ben più quotata candidatura di Montpellier.

Sì, è un primato e allarga l’orizzonte su scala europea come per Matera2019, ma cosa c’entra con la cultura? C’entra perché nella sede del Cgiam è custodito un fondo documentario con il materiale di Leonardo Sinisgalli – altra figura monumentale figlia della provincia più profonda – in via di digitalizzazione.

4. LE CULTURE GIOVANILI

I muri che raccontano la generazione dei millennials presentano opere di writing che denotano una propensione all’arte nei suoi linguaggi più contemporanei: ne è prova la risposta che la Scuola di fumetti – da poco trasferitasi a Rione Lucania – ha avuto dopo il primo triennio.

Alcuni giovani e promettenti studenti del primo ciclo di studi pubblicheranno per BeccoGiallo, etichetta tra le più quotate del settore.

5. LA CULTURA DEI SALOTTI

C’è infine l’equivalente moderno dei (rimpianti) caffè letterari evocati di recente da Alberto Arbasino intervistato dal Fatto Quotidiano.

Si va dai “letti di sera” del venerdì ai salotti bibliofili con gli autori nelle librerie di via Pretoria – che rendono i negozi un po’ meno simili a quelli delle altre città nel tempo della cultura-franchising – fino alle iniziative del circolo di Santino Bonsera che promuove incontri stimolanti con ospiti quotati e rappresenta in un certo senso il contraltare “paludato” all’approccio “pop” degli incontri ideati da Paolo Albano.

Ce n’è insomma per tutti i gusti, basta scegliere. Con una novità: il 5 agosto esordirà la “Notte bianca del libro”, tra happening, letture e libri sospesi come il caffè a Napoli. Sarà un modo per vedere se e quanto la città di Gavioli e Riviello è ricettiva davanti alle nuove forme di fruizione culturale.

e.furia@luedi.it

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