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CONTINUA il fermento politico intorno all’ultima proposta per salvare Potenza: quella di utilizzare i soldi della ex card idrocarburi del 2012, non ancora spesi, per finanziare un fondo da destinare a tutti i comuni, primo fra tutti il capoluogo.

E’ la linea passata nella riunione di maggioranza in Consiglio regionale, dello scorso lunedì. Che però continua ad agitare i sonni di molti. Nei giorni scorsi, si è distinta la voce nettamente contraria dei sindaci di Viggiano e Melfi, Cicala e Valvano. Anche se quest’ultimo ci tiene a chiarire che la posizione espressa è solo quella di un semplice amministratore, quanto del segretario di un partito, il Psi regionale, «decisa nell’ultimo direttivo».

E – a dispetto delle voci di corridoio – conferma arriva anche dal consigliere regionale Pietrantuono che si dice pure lui contrario.
Eppure, nel suo partito, non sembrano tutti di questo avviso. Uno per tutti l’assessore socialista del Comune di Oppido, Canio Smaldone che lo accusa di «scarsa sensibilità sociale».
Il diverbio tra i due va avanti prima su twitter, poi, a distanza, con una replica dell’assessore dopo le dichiarazioni di Valvano del Quotidiano. «Non si tratta di dire sì o no ad un condono per i comuni in dissesto – dice Smaldone – Personalmente faccio parte di un’amministrazione virtuosa che è costretta però a chiedere un sacrificio ai propri cittadini e che quando deve predisporre il bilancio di previsione lavora con l’uncinetto».

Poi, l’attacco al sindaco-segretario: «Credo che usi strumentalmente la vicenda, quando non dovrebbe opporsi a nome del Psi a forme di aiuto per i comuni lucani che non godono né delle royalties del petrolio nè tanto meno hanno la fortuna di avere, buon per loro, un’area industriale che gli garantisce un notevole gettito fiscale». Su twitter, qualche giorno prima, ci era andato anche più pesante. Rispondendo a Valvano, scriveva: «Non puoi da sindaco segretario fare il gradasso con chi fatica a chiudere bilanci. La Basilicata non inizia e finisce a Melfi, dove c’è gettito fiscale a noi sconosciuto».

E intanto, sempre sul popolare social network, si fa sentire anche un altro esponete della maggioranza cosiliare, Paolo Galante. «Le conseguenze del default non possono essere poste a carico dei lucani», chiosa il consigliere regionale di Realtà Italia (stesso partito del sindaco Cicala) che nei messi passati aveva presentato anche una proposta di legge sul rilancio di Potenza. «Le responsabilità politiche del default – continua – pesano e vanno contestate a quanti sapevano e dovevano fare».
Tutt’altra, invece, la posizione di Centro democratico. Il partito di Potenza affida a una nota il commento che stronca tutti i contrari al salvataggio del capoluogo, tramite le royalty della ex card idrocarburi.

«Sono prese di distanza ridicole e singolari, frutto di una premeditata volontà di mettere le mani avanti per coprire le proprie inadempienze e forse anche la incapacità ad utilizzare appieno le risorse messe a disposizione dalle royalties petrolifere». Il riferimento del segretario Emilio Candia è chiaramente al sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala. Il segretario insinua il dubbio che si tratti solo di posizionamenti politici. «Logiche che non sono più condivisibili quando si parla di diritti e servizi negati ai cittadini». Equivoci – continua Candia – che tutti devono evitare, a partire dal sindaco, che deve «smetterla di minacciare le dimissioni».

Infine, l’appello al centrosinistra: «il Centrosinistra nella sua interezza, deve finirla di fare processi al suo interno per regolare conti di correnti e componenti, laddove anche feroci oppositori del sistema Pd oggi si affrettano a collocarsi per un calcolo numerico». E intanto, il presidente del Consiglio, Piero Lacorazza, tra i più grandi sostenitori di questa via di salvataggio, dai social network lancira la provocazione: «Fate una ricerca per vedere da quanto tempo non esiste più la card idrocarburi». Per dire, che i soldi in questione da tempo sono stati spostati su politiche di inclusione sociale.

Questo il quadro complesso delle varie posizioni in campo. Il ministero dello Sviluppo economico non si è ancora espresso sul parere legale richiesto per capire se l’utilizzo delle royalty a questo scopo è una via percorribile. In caso di via libera, il confronto nell’aula del Consiglio regionale si annuncia molto duro.

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