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POTENZA – Doveva essere sentito come teste della difesa di Emilio Caprarella, imputato per associazione mafiosa. Ma da mesi gli inquirenti hanno messo nel mirino gli appalti in Comune della ditta dei Caprarella, che proprio lui ha gestito in prima persona. Così ieri mattina il responsabile dell’area Infrastrutture, ambiente e mobilità di Melfi, Berardino D’Amelio, non si è nemmeno presentato in aula. E solo a causa di un ritardo tecnico l’udienza si è aggiornata al prossimo 20 gennaio.
E’ un incrocio pericoloso quello tra l’inchiesta sulle infiltrazioni della mala negli appalti del comune federiciano e il processo al clan dei fratelli Angelo e Vincenzo Di Muro. Per loro l’accusa è di aver messo in piedi un’associazione a delinquere di stampo mafioso che aveva preso di mira appalti e lavori edili nella città federiciana come le opere del centro commerciale “La nave” e il progetto della nuova ala del cimitero comunale grazie a un sistema di imprese collegate gestite dai fratelli e dal loro uomo di fiducia, ossia lo stesso Emilio Caprarella.

(L’articolo completo sull’edizione acquistabile online e in edicola)

 

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