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MILANO – Reparti che chiudono, bimbi costretti a ’emigrare’ in cerca di cure su misura. Lanciano l’allarme i pediatri calabresi della Sipo (Società italiana pediatria ospedaliera), che rivolgono un appello al Garante dell’infanzia, a tutti i politici e al presidente della Regione, e ai direttori generali delle aziende sanitarie: «Almeno non toccate le Pediatrie». In tempi di crisi, infatti, per i tagli alla spesa «hanno già chiuso i battenti 5 reparti di pediatria», riferisce il presidente di Sipo Calabria, Ernesto Saullo. «I tagli alla spesa sanitaria, con il blocco del turnover del personale medico – afferma Saullo, direttore dell’Unità operativa di pediatria di Lamezia Terme – stanno mettendo a rischio quel carattere di universalità e di specializzazione della Pediatria calabrese che rappresenta una grande conquista di questi ultimi anni.  E i segnali di questo pericoloso arretramento sono sotto gli occhi di tutti – prosegue Saullo – reparti che chiudono o che si trovano nelle condizioni di dover chiudere per la grave carenza di personale medico; trasferimento di bambini e adolescenti con malattie acute e croniche nei reparti con adulti o fuori regione, andando così ad aumentare la famosa mobilità che tanto grava sul Piano di rientro, e incentivando sempre di più quell’emergente insicurezza di chi cura e di chi è curato».

Secondo i pediatri calabresi «ciò di cui c’è urgente bisogno è un profondo rinnovamento che assicuri una rete pediatrica in grado di garantire ai bambini e agli adolescenti un’assistenza ai massimi livelli di qualità possibile, a partire da una riorganizzazione della rete assistenziale ospedaliera che deve virare decisamente verso l’unificazione funzionale dei piccoli ospedali e la realizzazione di grandi unità di pediatria multidisciplinari e integrate». 
In questo momento in Calabria «non possiamo far fronte alle nuove emergenze della pediatria, prima tra tutte l’ottimale gestione delle malattie croniche come le cardiopatie, la fibrosi cistica, il diabete, la celiachia, le malattie neurologiche, le patologie immunologiche e i tumori che non hanno più esiti fatali, o li hanno molto meno di prima, con una rete assistenziale pensata per le esigenze del passato.  Così – incalza Saullo – si mette in discussione il diritto dei bambini di essere assistiti da personale specializzato e curati in ambienti ‘a misura di bambino’. Promuovere la salute dei bambini di oggi significa anche ridurre il numero di adulti e anziani malati di domani, destinati ad assorbire la quota di gran lunga più rilevante della spesa sanitaria. Riportare il bambino al centro dell’attenzione della nostra società è forse il più importante tra gli obiettivi per la Pediatria di oggi», 
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