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POTENZA – La figlia del primario, il figlio del sindaco e quello del compianto militante a cui è stato appena intitolato il circolo del paese, fino alla simpatizzante dell’assessore. Tutti rigorosamente di area “dem”. Tutti specializzandi negli atenei beneficiati dai contratti di formazione “aggiuntivi” finanziati dalla Regione Basilicata.

Dicono i vangeli che l’albero si giudica dai frutti, e così verrebbe da pensare rispetto ai sospetti che da tempo circolano tra i medici di Potenza e Matera. Al centro ci sono le delibere che dalla stipula dell’accordo tra ministero, regioni e province autonome di marzo del 2012 consentono di derogare al numero di specialisti da formare secondo il fabbisogno calcolato a Roma. Ovviamente, con risorse locali, cosa che in Basilicata significa regionali. Ma secondo stime “imperscrutabili” sia per la branca designata sia per gli atenei individuati per la formazione dei fortunati. A meno che, tornando alla maniera dei gesuiti, non si guardino le cose dai risultati per scoprire che, secondo una statistica incredibile, di 12 contratti “aggiuntivi” per la formazione medico specialistica distribuiti dalla Regione tra tutti le scuole d’Italia l’anno scorso ben 6 volte sono apparsi dei lucani negli elenchi dei vincitori dei concorsi banditi da ognuno degli atenei. Un caso che sfida le leggi della probabilità.

Così tra gli specializzandi in Neuropsichiatria infantile all’Università degli Studi di Pisa spunta il nome di Emilia Maroscia, che con ogni probabilità è la figlia del direttore del dipartimento servizi diagnostici dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza, Domenico, peraltro coordinatore del Forum regionale del Pd della Basilicata sul welfare e sanità. Invece, tra gli specializzandi in endocrinologia e malattie del metabolismo all’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, c’è Antonio Di Trani da Pisticci, proprio come il sindaco ed ex consigliere provinciale materano sempre Pd. Tanto per fermasi soltanto alle situazioni più eclatanti. Poi sempre all’università di Bari c’è Antonio Iannelli di Palazzo San Gervasio, specializzando in chirurgia plastica e ricostruttiva, il materano Massimiliano Di Biase, specializzando all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma in medicina interna, Sara Lardo da Lauria, specializzanda in malattie infettive sempre alla Cattolica di Roma, infine la potentina Claudia Corrado specializzanda in gastroenterologia alla Sapienza. Questi i 6 lucani vincitori dei concorsi banditi dalle università beneficiate dai 12 contratti “aggiuntivi” per la formazione di medici specialisti finanziati dalla Regione Basilicata nel 2012, a cui a luglio se ne dovrebbero sommare altri 15, secondo la delibera della giunta regionale approvata lo scorso 24 maggio. Più 5 se le voci di un’aggiuntina dell’ultim’ora dovessero venire confermate. Con le statistiche dell’anno scorso ci sarebbe da aspettarsi 10 nuovi medici vincitori lucani.

Ma quanto costano alla Regione Basilicata i “suoi” specializzandi? Per i primi due anni 25mila euro e 26mila per i successivi, per un totale di 128mila cadauno. In altri termini 675mila euro ogni 12 mesi. Sempre che non ne vengano aggiunti degli altri. Con o senza “le riserve” che continuano ad arrivare sulle «scelte delle specialità da finanziare (come la scelta degli atenei) (…) effettuate dalla Giunta Regionale senza alcuna valutazione “a monte” dei fabbisogni e delle specialità carenti». La più recente in ordine di tempo è quella del presidente dell’Ordine dei medici di Potenza, ma c’è da scommettere che non sarà l’ultima, se all’oscurità dei criteri adottati continueranno a sommarsi i nomi di celebri “figli di”.  

l.amato@luedi.it

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