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COSENZA – Sarà in Calabria ogni tre mesi, per verificare sul campo il lavoro di implementazione della nuora rete ospedaliera. Come il premier Matteo Renzi, anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, apre un confronto diretto con la Calabria. Ieri al rientro a Roma, dopo i cinque giorni trascorsi in Calabria, nel corso di un convegno ha fatto il punto: «Siamo giunti alla seconda fase del mio programma di governo. Dopo la prima fase per capire come  riorganizzare il sistema, fare i costi standard e arrivare al Patto  per la salute, ora è il momento di implementare e innovare.» Ha raccontato la sua esperienza in Calabria «in cinque giorni ho parlato con 1500 operatori sanitari. Ora di fatto  la Regione si trova in pareggio di bilancio e sono andata a presentare la nuova rete ospedaliera, dato che non ne ha mai avuto una. Non  avevamo neanche un dato. Ma mi sono presa l’impegno di andare ogni tre mesi in Calabria per controllare l’implementazione del programma. Qui  proprio per il pareggio di bilancio si liberano 20 milioni di euro da  investire in innovazione. E’un grande laboratorio: riportiamo una  delle Regioni peggiori a uno stato non dico di eccellenza, ma di  normalità. E ho trovato disponibilità a recepire il cambiamento.» 

Ma la fiducia dei calabresi nelle strutture pubbliche locali è ancora ai minimi. E i tempi di attesa per gli esami sono alle stelle: pochi giorni per una risonanza magnetica e viaggi a Messina per una cataratta che oramai è possibile fare in centri pubblici e soprattutto privati calabresi. E ancora si va a Pisa per interventi alla tiroide quando uno dei massimi esperti dell’ospedale toscano opera anche in una struttura privata del cosentino. Si va in Puglia per una protesi al ginocchio o all’anca facilmente operabile in Calabria, ma quelle strutture private che lo fanno vengono vessate della Regione. Per la casse della Regione, però, il danno è doppio, perché il paziente finanzia la sanità due volte con il ticket e con il rimborso tariffario che la Calabria dovrà dare all’altra regione. Il fenomeno dell’emigrazione sanitaria nel 2012 vale per la Calabria 214 milioni di euro, soldi che la Regione nel momento della ripartizione si trova in meno. Parliamo di oltre il 7% del totale del fondo sanitario regionale. Si tratta di 60.916 ricoveri (erano oltre 65.000 nel 2011) con un tasso di ospedalizzazione pari a 31 per 1000 abitanti. Chi immagina una riduzione, diciamo subito che non è così, perché a fronte di un calo generalizzato dei ricoveri, la riduzione della mobilità è stata molto inferiore.
Ora l’ufficio del commissario e il Dipartimento Salute si sono dotati di un documento di riorganizzazione della rete ospedaliera e dell’emergenza cha affronta il problema.  Un piano che per la prima volta mette in risalto anche le scelte sbagliate fatte nel recente passato al punto che sul taglio dei posti letto, come ha annunciato il ministro Lorenzin in questi giorni in Calabria, si fa un sostanziale passo indietro negli ospedali hub e spoke. Ma partendo dai dati epidemiologici, probabilmente, non si affronta il problema ma si rischia il ritorno al passato.

Perché se il taglio dei posti letto vale per il pubblico, non vale per il privato che, viene pagato a Drg (secondo le prestazioni effettuate) e quindi potrebbe organizzarsi secondo le domande di ricovero, ma sempre in funzione dell’abbattimento delle liste di attesa.
 E tra i primi  10 DRG per numero di ricoveri si osserva la seguente composizione della casistica:  5 DRG sono potenzialmente inappropriati, 3 di tipo medico e 2 di tipo chirurgico pari a 5.182 ricoveri per un valore rimborsato di 10.330.165 euro.  1 DRG di alta complessità, di tipo chirurgico 1.059 ricoveri pari 10.206.194.
A fronte di una spesa di 214 milioni, considerato che le specialità all’origine  dell’emigrazione sono le malattie oncologiche, cardiologiche e ortopediche, solo il 30% si risolvono con un intervento chirurigico, quindi si emigra anche per un semplice consulto. Riguardo i primi  5 Drg di alta complessità gli interventi di tipo chirurgico sono stati 1.812 pari a 28 milioni di euro. Mente 2 Drg sono potenzialmente inappropriati per 2.9 15 ricovero pari a 7,2 milioni di euro. Analizzando il fenomeno della mobilità extraregionale in riferimento alla condizione anagrafica del paziente, oggetto di approfondimento nel corso delle diverse fasi che caratterizzano il processo di compensazione della mobilità sanitaria interregionale, si registra, per i 60.916 ricoveri erogati fuori regione, la seguente composizione percentuale:
2,5% ricoveri con contestazione anagrafica effettuata da Regione Calabria; 8,5% “Falsa Mobilità”, costituita da ricoveri erogati a soggetti con domiciliazione sanitaria fuori Regione.
Poi c’è il problema della mobilità di confine e di prossimità (Sicilia a sud, Basilicata, Puglia e Campania a Nord); essa costituisce complessivamente circa il 30% dei ricoveri effettuati extra regione e circa il 27% del tariffato addebitato alla Regione Calabria. Nel dettaglio si registra in Campania – 5% ricoveri, 3,8% tariffato; Puglia – 6,7% ricoveri, 8,2%; Basilicata – 4,6% ricoveri, 3,5% tariffato; Sicilia – 14,1% ricoveri, 11,3% tariffato. Considerando, invece,  l’aggregazione per Classe di DRG della produzione in mobilità passiva nelle suddette Regioni di prossimità si registra la seguente composizione:  Alta complessità Chirurgici – 2,3% ricoveri, 8,7% tariffato; Alta complessità Medicina – 0,2% ricoveri, 0,5% tariffato; Potenzialmente inappropriati Chirurgici – 4,8% ricoveri, 2,1% tariffato; Potenzialmente inappropriati Medici – 6,8% ricoveri, 2,3% tariffato; Bassa e Media complessità Chirurgici – 6,4% ricoveri, 6,9% tariffato; Bassa e Media complessità Medici – 9,9% ricoveri, 6,2% tariffato. Quindi è chiaro che si va nelle regioni di confine non per necessità o per patologie gravi, ma forse per avere risposte più celeri rispetto ad una Regione disorganizzata.

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