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di PARIDE LEPORACE

La Basilicata a Sanremo avrebbe meritato una cronaca ispirata del rionerese Beniamino Placido. Un intellettuale di alto respiro come “Ben” e con un alto senso delle radici lucane avrebbe ben centrato l’esplosivo frullato pop che la provincia italiana si appresta a somministrare ai connazionali attraverso una pattuglia che si muove tra Monghidoro e Lauria senza dimenticare gli emigrati di successo nati e cresciuti nella via Gluck. E si’ quel Placido omonimo del sindaco di Rionero che capiva Madonna, la Marchi imbonitrice prima della galera, Fiorin Fiorello del karaoke e il materasso arboriano filtrandoli attraverso Kant. Una sorta di Virgilio utile a raccontare questa sorta di marziano a Sanremo che identifica il Sud e la Basilicata e che riesce a raccontare al meglio l’Italia della crisi. Un marziano troppo umano e con buon intelletto. Chi mai si aspettava dal caratterista di Pieraccioni un riferimento alla leggerezza calvinista, quell’Italo Calvino che con Eugenio Scalfari da giovane giocavano a biliardo qui a Sanremo parlando di Dio e Kant per poi inoltrarsi sulla splendida passeggiata che ancora non sapeva di dover diventare una kermesse della societa’ dello spettacolo. L’Italia si unifichera’ alcuni anni dopo con un italiano neotelevisivo. Quello che molti abitanti di Lauria vedevano in uno schermo televisivo in bianco e nero a casa Papaleo perche’ una tv in quegli anni in Basilicata non era una bene per tutti. Erano gli anni di un altro Rocco. Quello che con i fratelli e la mamma emigrava nella Milano del boom e attraverso Visconti rappresentano quelli che spalavano neve e tiravano pugni. Oggi nella televisione del satellitare trionfa Rocco Papaleo (in foto), omonimo di un protagonista di un film di Ettore Scola, irpino di successo ma intellettuale nazionale. E forse anche la mamma di Rocco apparira’ in qualche video perche’ in questa storia conta anche la famiglia che in Basilicata non sempre e’ cosi’ amorale. Arisa da Pignola e Rocca da Lauria avrebbero ispirato Beniamino Placido a volare sui dogmi per comprendere che una Storia e’ anche il Festival al tempo di Monti. La neo sobrieta’ post berlusconiana e’anche quella di conduttori provinciali di successo che come super ospite propongono il genio di Yuppi du , tutto sommato un gigante del palcoscenico sempre attuale come testimonia il francese Le Monde. Su Twitter i lucani nel mondo s’identificano molto con Rocco. Ci pensino quei nemici della Basilicata che preferiscono spandere una pericolosa invidia rancorosa contro il nulla negando persino questo grande racconto popolare. Rocco Papaleo puo’ essere la nostra icona di riferimento. Un atout per capire come prendere il nostro destino in mano in tempi difficili. Incrociamo le dita prendendo la strada che porta all’Ariston. Al Palafiori i fans s’infiammano per Arisa che fu la Rosalba di Pignola. La Basilicata cambia definitivamente immagine pur rimanendo legata con leggerezza a quei contadini che ci misero del tempo ad ascoltare il Festival di Sanremo. Un grazie a Beniamino Placido, poco ricordato in Basilicata, per aver ispirato questa riflessioni scritte dalla sala stampa de l’Ariston a pochi minuti dell’inizio del sessantaduesimo Festival di Sanremo. Con Rocco Papaleo in un ruolo simile a quello gia’ svolto da Nunzio Filogamo, Mike Bongiorno, Fiorello, Fazio e Pippo Baudo. Perche’ Sanremo e’ sempre Sanremo.

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