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di PARIDE LEPORACE

LASCIAMO perdere la sociologia. Guardiamo allo spettacolo. Scrivo da Sanremo, sorta di Nashville tricolore, che ogni anno, con qualunque governo politico e andamento economico, per circa una settimana catalizza l’attenzione di gran parte della nazione su canzonette, farfalle tatuate, glamour, vestiti e tendenze, segue a puttanate di ogni risma, personaggi veri e inventati, burocrati e squali che muovono i fili del gioco, professionisti e avventurieri che tentano il colpo sul tavolo della fortuna e dell’apparire. Ieri alle 18, sul corso principale nel pieno dello struscio acchiappavip e cantanti, in un celebre grande magazzino opera Radio Capital. C’e’ un Sanremo che non appare nello spettacolo televisivo da sera e notte. E’ quello delle principali radio italiane che si installano in negozi del corso, alberghi, luoghi affollati per stare nel cuore della musica e dell’intrattenimento. Davanti a questi studi radiofonici si assiepano uomini e signore e ragazzi calati a Sanremo per stare in mezzo alla Societa’ dello spettacolo, liete di aver raccolto autografi e foto da telefonino con Emma o con Finardi. Davanti a Coin tre file di persone, ragazzini, mariti che aspettano l’ora per andare al casino’. Sono diminuiti quest’anno, ma alla fine la grande folla e’ arrivata. Si vedono in strada anche le Ferrari cabriolet nonostante i montiani repulisti contro gli evasori. Chi ci sara’ mai, mi chiedo, cercando di farmi strada tra chi sta incollato alla vetrina e poi tra quelli che sono riusciti ad entrare nel grande magazzino? Da cronista inizio ad origliare: “C’e’ Rocco quello che piace a tutti”. Ed e’ tutto un commento positivo, un clima di simpatia corale che si e’ creato attorno ad un personaggio dello spettacolo dei seconda fila, del cabaret, jazz e generi colti come un fritto misto che mescola basso e alto. E’ l’ennesima verifica che il vilain di Lauria sta bucando. Giovedi’ sera, ancora una volta, e’ stato Rocco Papaleo a trovarsi al posto giusto al momento giusto. Un nuovo picco di audience come gia’ avvenuto nella serata inaugurale. Per chi conosce la lezione di Machiavelli si sa che la componente della fortuna ha una sua incidenza nelle sorti umane. E a 53 anni a Papaleo lo stellone in questo periodo sta brillando molto. Ma constatata la buona ascendenza, va detto che poi c’e’il mestiere e la professione. Il numero della foca ne e ‘l’esemplificazione massima. Una stretta minoranza storce il naso e sostiene che e’ un numero furbo da villaggio estivo. Pedino il numero da tempo e ne conosco gli effetti. A Vibo Valentia e’ entrato nella mitologia locale il ricordo di uno spettacolo teatrale di Rocco Papaleo che, come all’Ariston giovedi’, fa ballare tutti, ma proprio tutti con il passo della foca. Anche il sindaco e il prefetto che al momento di trasferirsi a Palermo nella lettera di saluto ricorda anche quel bel momento vissuto grazie a Rocco Papaleo. E anche un campione sportivo come De Rossi, dopo averla vista in teatro a Roma, dopo un goal all’Olimpico cita Papaleo e festeggia la rete con il passo della foca. Ormai anche Dario Salvatori, uno che si regge in televisione con il ruolo del bastian contrario vestito come negli anni Ottanta, dopo essere partito contro Rocco ha ben pensato di giocarsi una nuova strategia, considerato come andavano le cose. E quindi l’analisi diventa che Rocco con la sua frequentazioni di piccoli spazi e’ un personaggio di spettacolo che sa guardare negli occhi il grande pubblico televisivo a differenza dei cantanti che vengono dai talent. Subito dopo Rocco, il maggior picco di ascolto e’ stato per l’esibizione di Patti Smith. La crisi, il freddo, la diserzione delle altre reti hanno milionarizzato l’audience del Festival. Ma in questi grandi numeri mi pare che si premi il buon gusto, la bella forma, la trasgressione, e anche la poesia. Ci puo’ essere poesia a Sanremo? A volte si’. Tutto puo’ essere un incidente. In effetti chi ricorda che un grande attore come Paolo Ferrari sia stato conduttore di Sanremo negli anni che Mina era in gara. Per Rocco Papaleo gestire questo successo sara’ complesso. Per esempio ieri Twitter era sommersa da richieste di internauti di Viggianello che chiedevano alla nuova icona lucana (ieri sera Blob lo mostrava con il finto Time) di partecipare alla loro prossima festa patronale d’agosto. Attento Rocco. Gestire le tue belle relazioni corte lucane diventa complesso. Restiamo allo spettacolo festivaliero sul versante lucano. Ovvero Arisa. Il cronista ravvisa che sul sito News mag la cantante di Pignola virgoletta una dura polemica con il principe della critica musicale italiana, Luzzato Fegiz del Corsera. A domanda sul 4 avuto in pagella, Arisa risponde piccata di non aver accettato le richiesta di soldi del critico e lancia frecce acuminate al curaro contro superMario ricordando la sempre dimenticata recensione di un concerto mai avvenuto di Elton John. Chiedo lumi all’ufficio stampa della cantante lucana. Inseguo, telefono, alla fine il colloquio. Chiedo conferma o smentita? “Ma ne deve scrivere a forza?. Possiamo lasciar perdere?”. No, non lasciamo perdere. Una finestrella sul mondo bizzarro sanremese. Blob trasmette immagini vive di Sanremo da Diaco a Celentano. Anche noi ci poniamo nella scia teorica di Guy Debord. Lasciamo perdere la sociologia. Guardiamo lo spettacolo.

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