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REGGIO EMILIA – Era stato arrestato per sbaglio, perché si chiamava allo stesso modo di una delle persone ricercate. Una omonimia che ha fatto finire per quattro giorni in carcere un imprenditore reggiano, originario di Crotone ma da tempo attivo in Emilia, scambiato per un boss della ‘ndrangheta durante l’operazione ‘Aemilia’ (LEGGI L’ARTICOLO SULL’OPERAZIONE), della Dda di Bologna e dalla Dda di Catanzaro, che a fine gennaio ha prodotto tra l’Emilia Romagna e la Calabria centinaia di arresti. 

Vittima dell’omonimia Gaetano Oppido, 41 anni, titolare dell’azienda «Impresa Costruzioni Oppido s.r.l.» di Reggio Emilia. Al suo omonimo è attribuita l’associazione per delinquere di stampo mafioso, e condotte estorsive. Difeso dagli avv. Maria Luisa Caliendi e Nefer Sansoni, ha affermato la sua innocenza negli interrogatori, avanzando l’ipotesi dell’omonimia. I legali hanno trovato i riscontri e alla fine è stato scarcerato. Ora viene valutata la richiesta di risarcimento.

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