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REGGIO CALABRIA – Claudio Scajola lo ha ammesso. L’ex ministro dell’Interno finito in carcere per aver tentato di spostare Amedeo Matacena da Dubai a Beirut, ha ammesso di aver tentato di aiutare il suo ex collega di partito condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Nei verbali dell’interrogatorio di Scajola (uno stralcio di quattro pagine) depositate al Tribunale del riesame, Scajola rispondendo al pm della Dda Giuseppe Lombardo e al sostituto della Dna, Francesco Curcio ha detto di essersi «informato sulla possibilità che Amedeo Matacena potesse ottenere l’asilo politico in Libano».
Secondo quanto riferito da alcuni legali nel verbale sarebbe stato spiegato è stato un impegno per alcuni aspetti professionale e politico trattandosi di una persona (Matacena) che era stata parlamentare di Forza Italia. Tra l’altro anche nei giorni scorsi era emersa la circostanza che spiega i legami tra Matacena, la moglie Chiara Rizzo, e l’ex ministro. Legami di «amicizia nei sui confronti e nei confronti di sua moglie, che era rimasta sola ed era in difficoltà». E non è una novità che entrambi c’era stata «una lunga frequentazione».
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Confermato anche il fatto che «il tramite attraverso cui si stava verificando la possibilità di far ottenere a Matacena l’asilo politico era Vincenzo Speziali». Personaggio, indagato, che tuttavia, nei giorni scorsi ha negato ogni circostanza. Scajola ha anche spiegato che dell’operazione Matacena non era al corrente. Nei verbali della segretaria di Scajola, Roberta Sacco (4 pagine depositate) affiorano inoltre altre circostanze. E in particolare che la Sacco era al corrente dell’ipotesi di asilo politico a cui stava lavorando Scajola. A casa della Sacco, tra l’altro, durante la perquisizione, sarebbe stato trovato un appunto manoscritto su carta intestata della Camera dei Deputati su cui sono elencati i documenti necessari per chiedere asilo politico in Libano. 

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I due verbali, come accennato, sono stati depositati in occasione della camera di consiglio al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, durata ieri 4 ore e mezzo. Il Tdl si è riunito per discutere delle richieste di scarcerazione di Raffaella De Carolis e Martino Politi, la madre dell’ex deputato Amedeo Matacena e il factotum dell’ex armatore. I difensori dei due indagati, gli avvocati Giuseppe Verdirame e Corrado Politi, hanno avuto una discussione molto ampia, definita con gergo diplomatico “franca”. I legali hanno eccepito anche la competenza territoriale della Procura e della Tribunale di Reggio Calabria, rispetto ad eventuali reati che se commessi sarebbero stati commessi sicuramente lontano dalla città dello Stretto. La Procura, dal canto suo, ha deposito dei documenti, tra cui proprio lo stralcio delle dichiarazioni rese nell’interrogatorio sostenuto da Claudio Scajola. I giudici del riesame hanno tempo fino all’inizio della settimana prossima per rendere nota la propria decisione. Intanto, giovedì, Chiara Rizzo ha risposto alle domande dei magistrati in un lungo interrogatorio (LEGGI L’ARTICOLO).
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