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AVEVA detto di essere ansiosa di arrivare in Italia per spiegare la sua posizione, ma oggi Chiara Rizzo, moglie dell’ex deputato reggino latitante Amedeo Matacena, si è avvalsa della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia.

La ex modella è accusata di aver tessuto la rete di appoggi per assicurare la fuga del marito da Dubai in Libano, contattando tra gli altri l’ex ministro Claudio Scajola, arrestato nell’operazione condotta dalla procura antimafia di Reggio Calabria. E proprio i magistrati alle 11,30 si sono presentati nel carcere di Arghillà a Reggio Calabria, senza però ottenere risposta. 

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Chiara Rizzo lo ha deciso – dichiara ad Adnkronos uno dei suoi legali, l’avvocato Carlo Biondi – «in conseguenza della decisione del giudice di non permetterle di parlare con noi, non certo per volontà di tacere. Avevamo chiesto di poter parlare con la nostra assistita prima dell’interrogatorio, inviando una memoria-istanza in cui si faceva presente che il periodo di cinque giorni dall’emissione dell’ordinanza in cui vigeva il divieto per Chiara Rizzo di parlare con i suoi avvocati era ampiamente superato ma il giudice ha interpretato il provvedimento diversamente. A questo punto la signora Rizzo ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere ma abbiamo già concordato con i pm un interrogatorio per giovedì alle 15. Lunedì e martedì potremo incontrare la nostra assistita. Valuteremo anche le eventuali conseguenze della decisione del giudice». 

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Un “silenzio tecnico”, lo hanno descritto i magistrati. Arrestata l’11 maggio scorso a Nizza dalla polizia francese su mandato di cattura europeo mentre stava ritornando in Italia, Rizzo è stata estradata dalla Francia il 20 maggio e condotta a Reggio Calabria nel corso di un trasferimento sotto sorveglianza e davanti a telecamere e fotografi (LEGGI)

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