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SCANZANO JONICO – “Scanzano Jonico è il candidato numero uno per ospitare il Sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari”. Lo ha detto al Quotidiano, Massimo Scalia professore di Fisica Matematica al Dipartimento di Matematica dell’Università “La Sapienza” di Roma, figura autorevole tra i padri dell’ambientalismo scientifico in Italia, con un passato tra i banchi di Montecitorio, in cui ricoprì il delicato e prestigioso incarico nel 1997, di presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, intervenendo ad una manifestazione antinucleare organizzata dall’Associazione “ScanZiamo le scorie” , nata nel novembre del 2003 durante le lotte contro l’ubicazione del Sito unico a Terzo Cavone, presieduta da Donato Nardiello e animata da Pasquale Stigliani, per sensibilizzare gli elettori a votare “Si” al referendum e bandire definitivamente il nucleare dal Paese. Non c’è dubbio che a Scanzano la paura resta. Ma sentiamo il professore. “Mi sembra improbabile – ha detto Scalia, rispondendo ad una nostra specifica domanda – che Scanzano Jonico possa essere destinataria della costruzione di una centrale nucleare qualora non dovesse prevalere il “Si” al referendum del prossimo 12 e 13 giugno, questo paese ha già dato, perché la situazione dell’Itrec della vicina Trisaia di Rotondella è tutt’altro che risolta, è una situazione complessa che configura ancora tempi lunghi per la conservazione delle famose sessantaquattro barre di combustibile irraggiato di Elk River. E poi ci sono le cosiddette fosse irreversibili. Scanzano ha avuto già la sua dose di scorie radioattive, mi sembra francamente improbabile dunque pensare a Scanzano come ad un posto per una centrale nucleare. Credo che ci siano altri candidati in pole position. Al contrario, invece, più realisticamente, a prescindere da come vada il referendum che siamo certi possa raggiungere il quorum, magari non si faranno le centrali, ma il deposito di scorie radioattive resta e Scanzano resta il candidato favorito. Ora bisognerà che i cittadini della regione Basilicata, che otto anni fa lottarono in centomila per quindici giorni, si allenino, perché il rischio vero è quello, diciamo”. Poi torna a parlare del nucleare. “Il nucleare – ha continuato – gode di un pregiudizio favorevole come “frontiera avanzata del progresso”. Questo quarant’anni fa quando ero studente, in realtà è rimasto stanzialmente quello che era. I miglioramenti ingegneristici che ha avuto sono indubbi, non li voglio citare tutti quanti, ma li conosco molto bene. Purtroppo non sono in grado di dare una risposta agli irrisolti problemi che il nucleare ha, dal problema della proliferazione delle armi, al problema della sicurezza, a quello della contaminazione radioattiva, al problema della gestione delle scorie. In pochi anni si è voluto trasferire quell’esperienza, quei laboratori che avevano preparato la bomba atomica, pari pari alla produzione di energia elettrica. Non si riesce a capire – ha concluso Scalia – che la progettazione delle armi non poteva avere come priorità la sicurezza, la difesa della contaminazione radioattiva e il problema delle scorie”. Scanzano ancora in prima linea contro il nucleare ed infatti la presidente nazionale del Pd, Rosy Bindi, sarà presente venerdì 10 giugno alle 20, proprio nel comune jonico per la manifestazione di chiusura della campagna referendaria a favore dei quattro “Sì”. Per lei è un ritorno dopo il 27 novembre 2003, giorno in cui il governo Berlusconi fu costretto dalla rivolta a fare marcia indietro sul decreto numero 314.

Pierantonio Lutrelli

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