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POTENZA – «Non sono indagata. Sono stata sentita anch’io dai carabinieri ma soltanto come persona informata sui fatti, senza l’assistenza del mio avvocato. Di più non posso dire per rispetto del lavoro degli investigatori».

Replica così l’ex commissario regionale della Croce rossa il giorno dopo la conferenza stampa indetta dal suo successore sull’inchiesta della Procura di Potenza che ha preso di mira le consultazioni per il rinnovo delle cariche sociali e ipotizza il reato di peculato a carico di alcuni dei vertici dell’associazione.

Anna Maria Scalise, mai nominata durante il colloquio con i giornalisti, era stata chiamata in causa da alcune determine di spesa, da 1.300 euro complessivi, per l’organizzazione della tradizionale “festa dell’amicizia» a dicembre del 2012, qualche giorno prima della nomina al suo posto di Ferdinando Moscariello.

L’inchiesta, avviata nel 2013, sarebbe partita da una denuncia ed è venuta allo scoperto a maggio con la prima acquisizione di documenti da parte dei militari dell’aliquota di polizia giudiziaria dei carabinieri nella sede regionale della Croce rossa di Potenza.

Due mesi dopo sono stati acquisiti anche gli elenchi dei volontari che nel 2012 avevano diritto al voto per il rinnovo delle cariche sociali, in particolare quelli di Melfi e Forenza dove l’attuale presidente ha raccolto un vero e proprio “bagno” di consensi. Poi sono iniziati gli interrogatori.

«Hanno chiamato oltre duecento persone per chiedere se fossero andati realmente a votare». E’ stato spiegato dalla Croce rossa durante la conferenza stampa di martedì. «E tutti hanno confermato che le operazioni si sono svolte in maniera regolare».

Moscariello aveva tenuto a precisare in particolare che «non c’è stata continuità nella gestione politica della Croce rossa, infatti io sono stato già presidente e commissario della Cri dal 2005 all’8 gennaio 2010, giorno in cui ho rassegnato le dimissioni da tale incarico, e sono stato rieletto il 13 gennaio 2013 vincendo le elezioni contro il commissario uscente nominato il 23 settembre 2010».

Quanto poi all’ipotesi di peculato era stato secco: «Posso garantire che durante la mia amministrazione nulla di tutto ciò è accaduto».

Lo scontro con la Scalise, che oggi guida come commissario la Croce rossa del Vulture, andrebbe fatto risalire almeno alla soppressione del comitato di Melfi, che è la cittadina di Moscariello. Un comitato ricostituito poco dopo il suo insediamento.

«Per questo a Melfi hanno votato tutti per me, perché potessi restituire un giusto riconoscimento al lavoro di tanti volontari». Ha spiegato al Quotidiano Moscariello, che ha anche aggiunto di valutare azioni legali a tutela del decoro suo e dell’associazione.

«Devolveremo i soldi del risarcimento ad opere di bene». E’ stata la sua conclusione.

Le indagini dei carabinieri sono coordinate dal pm Valentina Santoro.

l.amato@luedi.it

 

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