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SCANZANO JONICO – Presunti brogli elettorali a Scanzano: tutto da rifare. Dopo quasi dieci anni e un rinvio a giudizio per i sette indagati, il procedimento penale sui presunti brogli, che secondo l’accusa si sarebbero verificati in due sezioni del Comune di Scanzano alle Regionali del 2005, si arresta a un passo dalla prescrizione.

Ieri, infatti, il collegio giudicante del tribunale di Matera, presieduto dal dottor Debenedictis, ha accolto l’eccezione presentata dai difensori degli imputati, rimandando il fascicolo al pm Alessandra Susca, per “nullità del capo d’accusa a causa della sua genericità”. Il provvedimento, di cui si attendono le motivazioni, annulla di fatto quello del 14 luglio 2012, quando il Gup Maria Rosa Nettis, al termine di una breve Camera di consiglio, aveva rinviato tutti a giudizio, accogliendo in toto le richieste del pm Susca, nonostante il buco di ben dodici ore nelle registrazioni, predisposte dagli inquirenti durante un blitz notturno tra i seggi. La strategia dei legali Marilena Amendolaggine, Giuseppe Rago, Bruno Oliva e Filippo Vinci, in fronte comune, era volta ad evidenziare che non c’è mai stata “enunciazione del capo d’accusa in maniera chiara e precisa”, ovvero che dalla contestazione non si evinceva la puntualità dei fatti contestati e, dunque, i diversi profili di responsabilità degli imputati. Un fatto non da poco, poichè minava alle basi l’azione difensiva. Quindi, dopo un iniziale rimpallo del procedimento tra le Procure di Potenza e Matera, ora il pm dovrà istruire tutto il fascicolo daccapo (avviso di conclusione delle nuove indagini ed eventuale nuovo rinvio a giudizio), con l’incombenza della prescrizione, che dovrebbe intervenire nella primavera del 2015.

L’imputato più illustre è l’allora sindaco di Scanzano, Mario Altieri, oltre a Pasquale Malavasi; gli avvocati Vincenzo Milano e Antonio Greco, Salvatore Imperio e Donato De Luca. I reati contestati, sono relativi al fatto che: “In concorso tra loro, Mario Altieri, allora sindaco, Pasquale Malvasi, responsabile dell’Ufficio elettorale del Comune; Vincenzo Milano, nella qualità di presidente dell’Ufficio elettorale istituito presso la sezione numero 6 e gli altri in qualità di componenti dello stesso Ufficio elettorale, falsificavano gli atti relativi alle operazione elettorali per il rinnovo del consiglio regionale dei giorni 17 e 18 aprile 2005, e segnatamente le schede elettorali e i registri dei votanti, nonché i verbali di nomina degli scrutatori. Con l’aggravante del fatto commesso da appartenenti all’Ufficio elettorale”. Milano e Altieri, inoltre, sono accusati anche di aver violato gli articoli 319 e 319 bis del Codice penale, “perchè Altieri prometteva a Milano, già nominato presidente dell’Ufficio elettorale istituito presso la sezione 6, di fargli vincere il concorso di comandante della Polizia municipale, in cambio delle attività di falsificazione di atti relativi alle operazioni elettorali di cui al superiore capo a), e a Milano accettava tale promessa”.

In quei giorni, i carabinieri, ma anche altre forze di Polizia fecero un autentico blitz nei seggi elettorali sospettati, fermando tutte le operazioni di voto, ma prima avevano piazzato delle cimici nell’ufficio di Altieri e anche microcamere nei locali del seggio, raccogliendo importanti fonti di prova.

a.corrado@luedi.it

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