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CATANZARO – Il Giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Abigail Mellace, accogliendo l’istanza di sostituzione della misura prodotta dall’avvocato Nunzio Raimondi, difensore del commercialista Giuseppe Ierace, di 52 anni, ha disposto la immediata liberazione dell’indagato il quale oggi stesso è stato scarcerato. Il Giudice ha disposto la temporanea interdizione di Ierace dall’esercizio della professione. Il professionista catanzarese era stato arrestato il 27 marzo scorso con l’accusa di aver partecipato ad una associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale unitamente al suo collega, Ercole Palasciano, e di riciclaggio. Sin da subito Ierace si è protestato innocente ed ha fornito ogni chiarimento alle domande dei magistrati. Nonostante ciò il Tribunale della Libertà, immediatamente investito del riesame, lo rigettò depositando le motivazioni, dopo svariati solleciti della difesa, solo nel maggio scorso. Letta la motivazione del Tribunale del Riesame l’avv. Raimondi ha immediatamente proposto istanza di sostituzione della misura allegando l’attività di indagine difensiva svolta nei mesi scorsi dallo stesso avvocato. Ed oggi si è avuta la svolta. Il Giudice, nonostante il parere contrario del Pm della Dda, Simona Rossi, ha accolto l’istanza dell’avvocato Raimondi ed ha rimesso in libertà l’indagato convalidando l’impostazione difensiva.
L’INCHIESTA E I RUOLI ECCELLENTI. I commercialisti Ercole Antonio Palasciano di 52 anni e Giuseppe Ierace di 52 anni, sono entrambi molto conosciuti in città. Soprattutto Palasciano che sarebbe anche componente dell’ordine commercialista di Catanzaro e assieme a Ierace è rimasto coinvolto nell’inchiesta della Procura di Catanzaro relativa al fallimento della Minerva Airlines (il procedimento si chiuse poi per intervenuta prescrizione). Al centro dell’indagine denominata “Black money 2” la cifra di trenta milioni di euro che sarebbe stata sottratto al fisco con un’evasione di imposta accertata dai finanziari del Gico per 14 milioni di euro. E proprio l’evasione fiscale, secondo la ricostruzione del gip, sarebbe stata possibile grazie al connubio tra alcuni personaggi legati alla cosca Mancuso e quello che gli inquirenti hanno definito «il volto imprenditoriale» della cosca. Per i commercialisti l’accusa contestata è, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale ed al riciclaggio. Dalle indagini condotte dal Gico e dalla Dda, infatti, non sono emersi collegamenti o vicinanze personali tra loro e ambienti evidenti della criminalità organizzata. A leggere le accuse ricostruite nell’ordinanza del gip Palasciano viene definito come «ideatore ed organizzatore del sodalizio criminoso, con il compito di ricercare ed attuare, sotto il profilo contabile e fiscale, le migliori strategie per il raggiungimento degli obiettivi preposti nonché concludere per conto di Velardo Antonio e per il tramite della Prius srl, redditizie operazioni immobiliari nelle quali reimpiegare i proventi illeciti derivanti dall’evasione fiscale».
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