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LECCO – Apparterrebbero a un uomo, morto per la peste, i resti umani trovati nei giorni scorsi nei locali della ex pizzeria Giglio di Pescarenico confiscata al clan della ‘Ndrangheta e ora trasformata in cantiere per realizzare un centro di aggregazione per anziani. A dare questa indicazione è il Colonnello Marco Rescaldati, comandate provinciale dei carabinieri. Dunque nessun caso di lupara bianca ma solo una delle vittime di quella peste raccontata da Alessandro Manzoni che ha proprio in Pescarenico uno dei luoghi che fanno da scenario nel famoso romanzo dei Promessi Sposi, pestilenza che imperversò a Lecco come in tutto il Nord Italia nel 1630 uccidendo centinaia di persone.
A confermare che lo scheletro risalirebbe a quell’epoca è anche l’anatomopatologo consulente della Procura di Lecco Paolo Tricomi. In ogni caso è stata incaricata di svolgere altri accertamenti l’anatopatologa milanese Cristina Cattaneo, oggi impegnata anche negli esami tecnico scientifici nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio della giovane Yara Gambirasio. Il rinvenimento ha indotto intanto la Procura a bloccare il cantiere. Attualmente la struttura è di proprietà del Comune di Lecco che domani farà il punto della situazione non solo sullo stato di avanzamento dei lavori del centro anziani ma anche sul rinvenimento di alcuni affreschi antichissimi. Lo stabile è praticamente attiguo, separato da un stretto e corto vicolo chiamato Frà Galdino dalla chiesa parrocchiale di Pescarenico e con quello che praticamente resta dell’antico convento di Frà Cristoforo. Nelle mura della palazzina di fronte vi è tuttora una nicchia contenenti teschi umani delle vittime della pestilenza.

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