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COMINCIA oggi lo sciopero nazionale dei giudici di pace, proclamato per l’intera settimana dall’Unione nazionale dei giudici di pace, con adesione di tutte le principali organizzazioni di categoria, per protestare contro il disegno di riforma della magistratura onoraria e della giustizia di pace presentato dal ministro della giustizia Orlando ed attualmente all’esame del Senato.
Nella mattinata, a partire dalle 10 a Roma, via Teulada 40, nell’ufficio del giudice di pace si terrà una conferenza stampa nel corso della quale verranno dettagliatamente spiegate le motivazioni dello sciopero.
Mentre martedì, a partire dalle 14, i giudici di pace, provenienti da tutte le regioni d’Italia, scenderanno in piazza, in toga, davanti a Montecitorio, per manifestare il loro disappunto nei confronti dell’operato del governo e, in particolare, del ministro della Giustizia Orlando. Nel corso della manifestazione verranno distribuiti alla stampa ed ai politici opuscoli informativi contenenti informazioni sulle attività dei giudici di pace, sui lusinghieri dati statistici del loro operato e sulle proposte di riforma della categoria, anche in funzione di migliorare il servizio giustizia, accelerare i tempi del processo ed abbattere il contenzioso arretrato civile.
I giudici di pace, in particolare, denunciano: l’operato «scorretto ed opportunistico» del ministro della Giustizia Orlando il quale, in sede di predisposizione del disegno di riforma della magistratura onoraria, sarebbe venuto meno a tutti gli impegni assunti nel corso di vari incontri avuti con le rappresentanze dei giudici di pace con particolare riguardo alla continuità del servizio, alle tutele previdenziali, al riconoscimento di una retribuzione adeguata; la reiterata violazione del diritto comunitario in materia di lavoro a tempo parziale e di lavoro a tempo determinato; l’illegittima chiusura degli uffici del giudice di pace; infine l’incremento continuo delle tasse sulle cause di minor valore, che interessano cittadini comuni e piccole imprese.
«Una valorizzazione della funzione e dell’operato dei giudici di pace – prosegue la nota diffusa ieri dalle toghe in mobilitazione – garantirebbe in un lasso di tempo breve (non più di 2-3 anni) l’azzeramento dell’arretrato accumulatosi nei tribunali, consentendo allo Stato italiano nell’immediato di risparmiare 400 milioni di euro l’anno (ossia i costi per i risarcimenti determinati dalla violazione del termine di ragionevole durata del processo), ma soprattutto di rilanciare l’economia, abbattendo quell’1% di Pil che ogni anno il Paese e l’economia perdono (parliamo di quasi 20 miliardi di euro l’anno!) proprio in conseguenza dell’atavica lentezza dei processi nei tribunali».

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