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POTENZA – «Lo sciopero della Cgil, vale a dire di un solo sindacato, in Basilicata decreta la fine della concertazione avviata dalla Giunta Regionale con tutti e tre i sindacati confederali e Confindustria attraverso il Patto di Sistema. Non vorrei essere nei panni del Presidente De Filippo che si troverà nella prossima riunione della cosiddetta Cabina di Regia di fronte al sindacato diviso sulla posizione da assumere rispetto alla manovra di Ferragosto, vale a dire su questioni non certo marginali». Così il coordinatore regionale di Fli, il senatore Egidio Digilio spiega che «in un momento di grave crisi per l’Italia lo sciopero generale voluto dalla Cgil e’ inutile e dannoso e dimostra che esistono ancora sacche di conservazione politica e sociale che non hanno a c uore gli interessi nazionali, ma che per la ricerca di un piccolo e presunto consenso non esitano a danneggiare il Paese. Finche’ la sinistra italiana sara’ incapace di essere riformista, continuando a essere rappresentata dai difensori dello status quo, non sara’ mai una concreta alternativa di governo ne’ un soggetto con cui sara’ facile l’interlocuzione per modernizzare lo Stato. Per De Filippo, che come il suo segretario regionale di partito, ha aderito convinto allo sciopero – continua Digilio – non mi sembra un compito facile quello di spiegare adesso la sua posizione a Cisl, Uil e Confindustria oltre che alle organizzazioni e associazioni ammesse di recente al tavolo degli incontri sociali che invece hanno preso decisamente le distanze dalla Cgil. A meno che non voglia seguire la strada della Cgil lucana trasformandosi anche lui in soggetto di lotta quando c’è da “fare ammuina” per confondere le responsabilità e di concertazione q uando c’è da attivare uno di quei tavoli sociali che non si nega a nessuno tanto per discutere. E in fondo il gruppo dirigente della Cgil – conclude – sembra già defilarsi dall’impegno sottoscritto con il Patto di Sistema secondo la tesi che la manovra di Governo azzererebbe tutti gli sforzi compiuti in sede regionale con il Patto, in modo da cedere alle pressioni della base che non hanno certo visto di buon occhio quella firma in viale Verrastro».

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