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POTENZA – Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne. Quet’anno l’associazione Telefono Donna  e Gommalacca Teatro hanno unito le loro forze  per dare un senso diverso a questa giornata.

Innanzi tutto  Telefono Donna ha aderito allo sciopero delle donne, manifestazione  nata spontaneamente  in rete (scioperodelledonne.it)  che sta ricevendo sempre più consensi   e appoggi da parte di associazioni nazionali e locali.

L’idea è quella di stare nel 25 novembre in un modo più  attivo e visibile, per non fare cadere l’attenzione esclusivamente sul femminicidio che vede purtroppo le donne sempre e solo vittime.  Non a caso è stata scelta la parola “sciopero”, cioè una forma di protesta altamente sociale e politica di autotutela. Quello che si vuole è fermare la cultura della violenza,   rimarcare che le donne sono padrone della loro vita, sono vive e vogliono continuarlo ad essere, e  non vogliono più essere discriminate sul lavoro, nella società, nella politica, nella famiglia.

Il colore scelto per   questa giornata è il rosso: rosso come la protesta o la rivoluzione, rosso non solo come il sangue delle donne uccise, ma rosso come l’energia e la forza di chi non abbassa la testa  e guardando avanti grida forte il proprio dissenso.

 Le donne lucane, sono quindi invitate, nella giornata del 25 Novembre  a stendere  fuori i balconi o le finestre drappi, lenzuola, sciarpe rosse, e a indossare qualcosa di rosso per rendere visibile il loro no a questa cultura della violenza.

 E sono invitate, sempre con qualcosa di rosso, ad andare al Teatro Stabile a vedere “Donne in cinque atti”, nata dalla collaborazione tra Telefono Donna e Gommalacca Teatro.

Questa collaborazione è iniziata il  14 Febbraio di quest’anno anno, quando,  insieme hanno organizzato il flash mob contro la violenza alle donne “One Billion Rising” in Piazza  Prefettura. Dopo questa entusiasmante avventura  è nata la voglia di lavorare sulla possibilità di formare un gruppo al femminile attivo, che potesse utilizzare il teatro come strumento per costruire uno sguardo concreto su i temi legati alla violenza. La sfida, dice Carlotta Vitale di Gommalacca, è stata quella di auto disciplinarsi, di accettare il pensiero dell’altra, di cercare una coerenza tra quello che si dice e quello che si fa, soprattuto in scena. Sul palco bisogna superarsi, abbandonare le proprie resistenze, essere leali e chiare nell’azione teatrale, perché possa essere percepita da tutto il gruppo che sostiene la scena. “Donne in cinque atti” è un lavoro performativo nato su queste basi, sulla capacità di raccontarsi e di curare con le parole, di giocare con la fragilità e la forza, di non sentirsi “non capaci”, di esserci in quella situazione e in quel momento. Si è nutrito di varie letture, e di adattamenti di altri testi che avevano già affrontato il tema della violenza, di racconti personali, di tremori e bellezza. Ciò che mi affascina maggiormente, prosegue Vitale, del lavoro con gruppi non professionisti e animati da un intento preciso, è quella forza del racconto che pulsa dentro, un urgenza di vita che esplode e che afferma la propria presenza nell’atto e nelle parole.

E, aggiunge Cinzia Marroccoli,  le interpreti di  “Le donne in  cinque atti” siamo noi, (oltre me, Cristiana Covilello, Adele De Martino, Alessandra Galante, Giusi Locuratolo) che, tranne per un caso, per la prima volta ci troviamo su di un palcoscenico. Nel mettere le nostre facce  ricordiamo, ancora una volta, che la  violenza di genere non è altro da noi ma ci riguarda tutte e tutti, e che, soprattutto con l’aiuto di altre donne è possibile uscirne fuori.

E’ previsto un contributo di partecipazione, il ricavato  sarà devoluto all’Associazione Telefono Donna – Casa delle Donne Ester Scardaccione.

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