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POTENZA – Gli investigatori della Dia di Bari solo nell’ultimo anno e mezzo hanno messo in fila una trentina di episodi sospetti. Casi slegati l’uno dall’altro? Oppure no? Per la superprocura di Roberti c’è poco di cui dubitare, vista la loro «ininterrotta ripetitività» e la «circoscritta localizzazione territoriale». Elementi «sembrano smentire l’occasionalità degli episodi e la validità del metodo investigativo sino ad oggi utilizzato».
E’ affidato a una «poderosa informativa» della Questura di Potenza il compendio di incendi, bombe, minacce, strani furti e incursioni nei cantieri del materano. Una scia di denunce che da 4 anni a questa parte alimentano le preoccupazioni degli operatori economici e uno scontro ancora acceso tra gli uffici giudiziari del capoluogo e quelli della città dei Sassi.
Secondo la relazione della Direzione nazionale antimafia presentata ieri mattina a Roma si tratta ormai di «un’annosa querelle». Risolta solo in parte dal summit convocato di recente a Potenza tra inquirenti e forze dell’ordine.
Da allora «è sicuramente migliorato lo scambio informativo» sui fatti d’interesse dell’antimafia che avvengono in regione. Annotano Francesco Mandoi ed Elisabetta Pugliese, raccogliendo le parole di soddisfazione del procuratore di Potenza Luigi Gay.
Ma da parte della Procura di Matera i silenzi resterebbero ancora troppi, in violazione dei protocolli approvati tempo addietro. Come nel caso degli arresti effettuati a giugno per tentata estorsione, armi ed esplosivi ai danni del titolare della sala ricevimenti “Giardini della Corte” di Matera. Un caso risolto, che è già un dato importante. Uno dei pochissimi, in realtà. Per cui «la gravità dei fatti occorsi avrebbe dovuto consigliare una informazione preventiva e non postuma alla Dda di Potenza».
La Direzione nazionale antimafia spiega con una certa frustrazione che «un corretto approccio all’analisi dei fenomeni criminali del distretto, impone una trattazione diversificata con riferimento alle diverse parti del territorio e, in particolare, all’area potentina e a quella materana; vuoi per indubbie differenziazioni delle caratteristiche della criminalità nelle rispettive aree, vuoi per un atteggiamento, tuttora differente, delle procure territoriali rispetto alla lettura dei fatti di criminalità ivi occorsi».
Il risultato è che «inquietanti e non ancora decifrabili appaiono gli ulteriori e gravi episodi di intimidazione e danneggiamento perpetrati ai danni di aziende esercenti attività commerciali e produttive, che si ripetono da anni nella fascia costiera del Materano».
«Come già accennato – insistono Roberti e i suoi magistrati – l’attività investigativa frammentaria e parcellizzata di singoli episodi – spesso arrestatasi alle più immediate e presumibili motivazioni di taluni di essi – non ha giovato ad una lettura unitaria che – sia pure con il pregiudizievole ritardo attribuibile al carente scambio informativo con la procura della Repubblica di Matera – la Dda sta cercando di fare, sulla base di una ricostruzione avanzata in una informativa della Questura di Potenza».
Alcuni spunti sarebbero arrivati dalle dichiarazioni di pentiti come il boss potentino Antonio Cossidente, che dal 2010 ha iniziato a collaborare con la giustizia. Ma anche dalle indagini su alcuni fatti di sangue recenti come «il tentato omicidio avvenuto in data 12 agosto 2014 ai danni di Rocco Russo»: 45enne di Tursi, accoltellato a Policoro. Considerato un «esponente di spicco di un gruppo emergente sul territorio».

l.amato@luedi.it

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