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VIBO VALENTIA – Il blitz è scattato ieri mattina e fa seguito ad una serie di segnalazioni pervenute all’Arma dei carabinieri, al servizio veterinario dell’Asp e alla Capitaneria di Porto. Una volta all’interno gli inquirenti hanno rinvenuto una serie di gravi irregolarità nella conservazione del pesce di provenienza spagnola ed arrivato qualche ora prima a bordo di un camion. Dopo ore di verifiche si è proceduto, su disposizione della Procura della Repubblica, al sequestro della merce, che ha un peso enorme: 9mila chili di tonno, pronto per essere trattato.

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I controlli sono stati condotti dagli uomini dell’Arma, agli ordini del capitano Diego Berlingieri, comandante della Compagnia di Vibo, unitamente al personale della Capitaneria guidata dal comandante Antonio Lo Giudici e dell’Azienda sanitaria provinciale ed hanno interessato lo stabilimento “Celim”, di proprietà dell’imprenditore Vincenzo Ceravolo, sito nella zona industriale di Portosalvo, ed anche il camion di proprietà della ditta che aveva trasportato il pesce. Gli investigatori hanno quindi concentrato la loro attenzione sulla bolla di accompagno e dopo aver avuto la certezza hanno proceduto ad eseguire il sequestro delle 9 tonnellate presenti all’interno dell’immenso capannone e stipato in delle enormi vasche. In base a quanto riferito dagli inquirenti, i numerosi tranci di pesce presentavano vistose tracce di deperimento.

Una volta concluse le verifiche tutto il pescato è stato avviato alla distruzione mentre all’azienda è stata contestata l’ipotesi di reato di vendita di prodotti alimentari in cattivo di stato di conservazione. Non è la prima volta che l’azienda dell’imprenditore ittico, testimone di giustizia nei processi contro il clan Mancuso di Limbadi che lo avrebbe messo sotto estorsione e usura, finisce all’attenzione degli investigatori. Il 28 luglio del 2014 analogo provvedimento era stato adottato sempre da parte della Benemerita che aveva proceduto ad apporre i sigilli a quasi quattro tonnellate di tonno stipato nelle celle frigorifere dell’ex impresa Marenostro, poi dichiarata fallita. Una vicenda, quella, ripresa dal sindacato Slai Cobas in un passo di un comunicato relativo alla situazione delle maestranze e alla presentazione di un esposto in Procura in merito alla loro situazione.

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