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RENDE (CS) – «Ho incontrato l’autista che mi ha chiesto scusa e le ho accettate. Adesso non voglio che nei suoi confronti siano presi provvedimenti drastici. È un padre di famiglia come me e non ha fatto scendere mio figlio perchè io non avevo pagato il biglietto ma perchè faceva confusione insieme ad altri ragazzini». Così il padre del bimbo di 10 anni fatto scendere da uno scuolabus a Rende ha chiuso la vicenda incontrando stamani il sindaco Vittorio Cavalcanti.   «Ma io non ho detto che ha offeso mio figlio, la cosa è stata esagerata», ha aggiunto il padre del bimbo, visto che si era detto che l’autista avrebbe detto al bimbo «tuo padre non paga la retta». Il padre del bimbo non riceve lo stipendio da mesi, lavorando per la Giseco, la società, ora in liquidazione, che gestisce il depuratore consortile dell’hinterland cosentino. L’autista resta al momento sospeso.

«Mi auguro – ha aggiunto l’uomo – che l’autista possa tornare al lavoro. ha sbagliato ma forse era esasperato per il chiasso fatto dai ragazzini. Io stesso, tornato a casa, ho messo in castigo mio figlio».   Il sindaco, dal canto suo, ha spiegato che nei confronti dell’autista, sospeso dal lavoro per quattro giorni, sarà l’amministratore delegato della Rende servizi, società del Comune che gestisce il trasporto scolastico, che ha avviato un’indagine interna. «Il rammarico – ha detto Cavalcanti all’uomo – è stato di avere appreso della vicenda dalla stampa. Poteva venire direttamente da me evitando così questo tritacarne mediatico. L’autista ha sbagliato ma nessun bambino è stato mai lasciato a piedi».

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