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ALLE nove di mattina un fulmine a ciel sereno, nella giornata del quarantennale dalla morte: «oggi san ‪#‎Pasolini – disse tutto e il contrario di tutto. Qui scomunica la società dei consumi in total ‪#‎Gucci». A scrivere sui social network è Gaetano Cappelli. Lo scrittore di Potenza forse sa già a cosa andrà incontro: molte critiche, altrettanti sostenitori, di certo una inaspettata disputa letteraria (non solo) su una delle personalità più controverse del Novecento italiano. Intanto, la platea si divide subito tra chi apprezza il coraggio di Cappelli nel non uniformarsi al pensiero unico su un “tabu” definito “intoccabile” e chi attacca lo scrittore potentino, come Andrea: «Cappelli… oscilli tra imbarazzo e pena». Per tutta risposta, lui neanche un’ora dopo argomenta meglio, e non certo per correggere il tiro o ammorbidire: «ricorre oggi san Pasolini. il grande intellettuale e profeta italiano. da giovane consegnò un compagno di scuola alla polizia fascista. passò poi con i comunisti che gli avevano trucidato il fratello. fu il primo a scagliarsi contro la cultura di massa – disprezzò i beatles e la televisione stando sempre in televisione. riuscì a fare l’apologia del comunismo in russia negli anni 70, quando anche le pietre sapevano che schifezza era. si scagliò contro il consumismo girando in ferrari e posando in total gucci. oggi molte scuole gli sono dedicate. egli infatti, pasolini, amò molto i regazzini». Apriti cielo: oltre dieci ore dopo, i like sono 189 (Facebook ancora non ha introdotto il pur annunciato tasto non mi piace, si presume che questa sarebbe stata un’occasione in cui utilizzarlo a iosa), i commenti più di 140 e le condivisioni 88.
Ne nasce una gustosa diatriba – al netto delle immancabili frasi offensive – che vede Cappelli divertito dispensatore di pillole in “cappellese” puro, la neolingua che conosciamo grazie ai suoi libri e ancora di più dalle sue frequentazioni tra fb e twitter. «Tra i post più belli del 2015» o «Che brutto post. Orrendo» (Paolo Di Paolo), tanto da indurre al vomito? La partita può iniziare, anzi è già iniziata e c’è da scommettere che durerà anche oggi.
A chi gli chiede una biografia credibile su PPP, lui risponde (ecco il cappellese) «me sa che so tutte agiografie – egli è pur sempre un santo». Poi argomenta: «Massì – ma lui volle farsi profeda ed esempio. al di fuori della sua produzione letteraria. fu il nuovo prototipo dello scrittore imbegnado contro la sporca sogieta dei conzumi. allora però se vai n giro in ferrari quaghe dubio ci sorge». E ancora «qui in posa c’è lo stesso pasolini che starnazzava contro il consumismo», al che Giuseppe replica «Vali meno di un fashion blogger… cose c’entra l’alta moda col consumo di massa… cosa c’entra con l’omologazione… sei il nulla». Per Cappelli gli epiteti si sprecano: qualunquista di destra, ecco il Guareschi di turno, no, «argomentazioni alla Salvini», anzi no «metodo Boffo con la poetica del Bagaglino», addirittura l’accostamento con le ultime esternazioni di Tavecchio (su gay ed ebrei). Per altri non è fb il posto per parlare di Pasolini. E perché no? Non mancano i troll. Si ringrazia per il diversivo in una mattinata passata a letto con la febbre, burloni parlano di calcio (il sottotesto è: partecipo anch’io alle chiacchiere da bar).
Tornando all’oggetto del post, non manca chi distingue il personaggio dalle opere e tira in ballo Caravaggio («era un assassino eppure nessuno si sognerebbe di mettere in dubbio la sua grandezza») o Michelangelo e Leonardo (anche loro «amavano i ragazzini»), o ancora scrittori scomodi alla Houellebecq. C’è poi chi lo accusa di volersi fare della pubblicità «per qualche copia in più» (Domenico:«Ha ottenuto la sua visibilità. E qualche coglione comprerà qualche suo libro. Bravo. Adesso potrebbe vergognarsi, almeno per l’ultimo rigo?»). Giancarlo: «E’ scattato il soccorso rosso»; sarà, ma da destra gongolano (il consigliere comunale Alessandro Galella: «Non ho parole! Immenso!!!»).
La giornalista Marina Terragni si rifugia nell’immancabile “azz!” (altra password cappelliana), l’ex lothar dalemiano Fabrizio Rondolino: «forse la battuta sui “regazzini” si poteva evitare: ma, per il resto, è proprio così. Aggiungerei che è stato sempre un grande, viscerale reazionario» (risposta in cappellese: «quanto ai regazzini – che se l’inchiappettasse, pagandoli eh, lui, il moralizzatore d’itaglia, quello dell'”io so”, mi sembra assai più grottesco di quei politici arrestati per corruzione mentre stanno andando a presiedere un convegno contro; la corruzione. e non se deve di’?»). Una discussione nella discussione si genera sulla notizia del compagno di scuola consegnato alla polizia fascista, un’altra riguarda quella su Ferrari sì-no o piuttosto Alfa Romeo 2000 GT.
Per Anna Russelli, Cappelli «non è affatto una voce fuori dal coro ma si inserisce perfettamente nella frequentatissima attività di persecuzione che Pasolini ha subito in vita e non, da parte, soprattutto, ma non solo, della destra borghese e pecoreccia del nostro bel Paese. Certo, un bel colpo di genio, per lei e la sua visibilità, considerati i tempi. A differenza di altri qui presenti, che pare tutti conoscano benissimo la figura e l’opera vasta e complessa di Pasolini, non mi esprimo sul merito di quanto da lei affermato, salvo per dire che mi pare affrettato liquidarlo così ingenerosamente e senza citare alcuna fonte autorevole» (finirà che lei promette di andare a comprare un libro di Cappelli provocandone la risposta «e comunque co’ tutto sto casino almeno na copia l’ho piazzata»).
Paride Leporace, direttore della Lucana Film Commission che a Expo2015 ha portato, tra le altre cose, il Pasolini di Matera: «Tutto sommato hai rimesso a posto le cose. Con questo post caro Gaetano hai ridato fiato ai tanti che vollero Pasolini perseguitato e morto e che non hanno l’ardire di dire che le botte dell’idroscalo se le meritò tutte il ricchione comunista che scriveva sul Corriere della Sera. A me fa piacere che smonti, inconsapevolmente, questa agiografia da santino che opprime me pasoliniano. più della rabbia bavosa dell’eterno fascismo italiano. Bentornati nemici. Mi piacerebbe fare a cazzotti come quando stupravate Franca Rame e insultavate Pasolini. Ma non ho più l’età, la forza e la voglia. Mi resta solo la snobistica pena verso un mostruoso ceto medio pronto ad alzarsi appena sente un duce o legge un vate. Anche un vate colto e raffinato come Gaetano Cappelli». Che risponde «caro paride – ho solo esposto il mio punto di vista. oggi, del resto, in piedi, dietro la processione, erano molti dippiù quelli che vanno dove il vento li porta. un abbraccio».
Cappelli si è difeso per tutta la giornata da toni che definisce da «politburo» parando i colpi dei “so tutto io” in versione pasoliniana: «sono stati di gran lunga più numerosi i post favorevoli. dimostrando che anche l’omologazione, altro cavallo di battaglia pasoliniano, non è che un’ennesima stronzata».
«La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra» disse Pasolini intervistato da Furio Colombo per Tuttolibri poche ore prima di essere trucidato. Ieri a scontrarsi sono stati gli uomini-macchina nel senso di computer: tra Potenza e il mondo virtuale dei social l’ultima profezia pasoliniana si è avverata.

e.furia@luedi.it

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