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INDISCREZIONI confermate: oggi il consiglio regionale con il voto deciso del Partito Democratico impugnerà il decreto attuativo dell’articolo 38 dello Sblocca Italia, così come già chiesto dal provvedimento sottoposto da Franco Mollica (Udc), che stamani sarà in discussione in aula.
Nel frattempo altre voci della politica lucana intervengono sul tema.
ad affermarlo è Maria Murante, cooridnatrice di Sel, ricorda la partecipazione di massa al sit-in in cui confluì tutta la spinta di protesta (e proposta) dei lucani.
«In questi lunghi mesi che ci separano da quella straordinaria giornata del 4 dicembre – giornata in cui le lucane e i lucani provarono a riprendersi il proprio presente e il proprio futuro con la partecipazione attiva che però si dovette scontrare con l’assoluta impermeabilità e con l’arrogante separatezza delle stanze della politica, complice qualche zelante giornalista che proponeva quiz accomodanti agli interessi delle lobby del petrolio – non abbiamo mai, nemmeno per un solo istante, smesso di denunciare quali conseguenze nefaste avrebbe avuto, sulle spalle delle comunità e dei territori, lo Sblocca Italia, con al centro la partita dell’articolo 38».
La coordinatrice regionale di SeL ricorda che proprio lo scorso dicembre la piazza aveva “denunciato come dietro il bonapartismo dello Sblocca Italia si nascondesse il neocolonialismo delle multinazionali petrolifere e del loro alleato lucano, il presidente Pittella. Ma si preferì fare orecchie da mercanti, attivando il circolo delle menzogne, delle bugie, delle inesistenti vittorie”.
Secondo Murante «oggi quei nodi vengono al pettine, proprio come la tesi di un vecchio dirigente politico che amava ricordare come la politica fosse una cambiale in bianco che ha, come unica certezza, l’arrivo della sua scadenza».
Ma – continua la vendoliana – “non rinunceremo alla nostra battaglia, consapevoli della posta in gioco. Come nella vicenda greca, siamo i Davide che lottano contro Golia, sapendo che anche il piccolo Davide può vincere quando a prevalere sono l’unità e la generosità di coloro che antepongono il bene collettivo e il futuro dei tanti alla ignominia del presente e delle sue filiere particolaristiche”.
Di qui la richiesta all’intero consiglio regionale “di accantonare tattiche politiciste per impugnare con chiarezza un decreto che spodesta le comunità e i territori – insieme alle amministrazioni regionali – delle proprie prerogative, ipotecandone il futuro».

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