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I sigilli sono scattati ieri a conclusione di accertamenti, e dalle analisi chimiche e batteriologiche effettuate dai militari, è emerso che gli impianti non sono a norma. Le acque scaricate in mare non sono depurate. Ma i sospetti degli investigatori si appuntano anche su alcuni villaggi turistici della zona. Gli accertamenti sono ancora in corso. Intanto, ci sarebbero già alcuni indagati, ovvero i responsabili della società che gestisce gli impianti, accusati di varie violazioni in materia ambientale. Ma si stanno valutando ulteriori ed eventuali responsabilità penali.
Nei giorni scorsi era scoppiata una querelle fra i Comuni di Cutro, in provincia di Crotone, e di Sellia proprio in relazione al cattivo funzionamento degli impianti ora sequestrati. In particolare, l’assessore all’Ambiente del Comune di Cutro, Carletto Squillace, dopo aver compiuto un sopralluogo presso vari impianti della costa jonica catanzarese al fine di verificare l’origine del fenomeno del mare sporco nella frazione Steccato, aveva rilevato che a suo avviso l’impianto di Sellia non funzionava a pieno regime.
Ieri il sindaco di Sellia, Giuseppe Amelio, ha replicato alle affermazioni di Squillace annunciando querele e accusando l’assessore di «terrorismo psicologico». Al di là della polemica tra i due amministratori, gli accertamenti della Capitaneria di porto di Crotone andavano avanti da giorni, con verifiche e campionamenti. E le conclusioni a cui sono giunti i militari sono per certi versi analoghe a quelle dell’assessore cutrese. La scia di colore marrone e la patina oleosa che faceva inorridire i bagnanti cutresi forse proviene proprio da Sellia Marina, trascinata dalle correnti un po’ più a nord e in una provincia limitrofa.

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