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SEMINARA – Sono scattate le manette per due persone, accusate di essere autori dell’agguato costato la vita sabato sera a un bracciante agricolo incensurato, Domenico Ianni, 42 anni. Insieme a lui, i colpi di lupara esplosi hanno raggiunto anche un operaio bulgaro che al momento lotta tra la vita e la morte presso gli ospedali Riuniti di Reggio Calabria dove è stato ricoverato. 

La ‘ndrangheta, però, non c’entra. Le persone accusate sono due fratelli di Seminara, Antonio e Salvatore Costantino: il primo lsu al Comune, il secondo è un commercialista del luogo. La Procura della repubblica di Palmi avrebbe raccolto nei loro confronti numerosi indizi di colpevolezza sul grave fatto di sangue che sarebbe stato originato per controversie sulla gestione dei terreni agricoli confinanti.

Da questa vicenda emerge anche un altro aspetto sociale non trascurabile alla luce anche del fatto che uno degli arrestati è un noto professionista di Seminara: quello cioè che l’uso di farsi giustizia da soli o peggio ancora di redimere i conflitti attraverso le armi è talmente diffuso anche tra ceti sociali medio alti. Una mentalità pericolosamente diffusa nella Piana.  E se sarà così anche quest’ultimo omicidio potrà essere legato  quasi come un unico filo conduttore alla strage di Rizziconi e all’altro omicidio di Seminara: tre gravi fatti di sangue compiuti per motivi banali o per semplici controversie poi degenerate. 

Indagini, quelle condotte dai carabinieri della Compagnia di Palmi e coordinate dal Procuratore  della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo e dal sostituto Enzo Bucarelli che sin da subito avevano imboccato questa pista

 

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