X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

POTENZA – La Fondazione Mattei dice che se non ci fosse stato il petrolio, con annesso aumento delle attività estrattive, la basilicata oggi starebbe peggio sia in termini occupazionali che di Prodotto interno lordo. Questo è solo il macro risultato della ricerca sulle ricadute economiche ed occupazionali delle attività estrattive in Val d’Agri, presentato ieri alla Camera di Commercio di Potenza. L’idea della fondazione Eni era far capire che uscire dal ciclo del petrolio per la Basilicata potrebbe tradursi in una precipitosa caduta verso il baratro economico. Ma il fattore di crisi economica, con conseguente caduta del Pil regionale, va cercato soprattutto nel settore industriale, principalmente l’automotive, che negli ultimi anni non ha retto ed ha esteso la crisi a tutti gli altri settori. E guardacaso l’unica controtendenza sta nel petrolio. Il resto è una regione in crisi profonda, con buona pace di chi oggi continua a ripetere che il petrolio è soltanto una delle possibili strade per lo sviluppo lucano.

Ciò che è invece uscito dall’incontro di ieri è un dato incontrovertibile: il petrolio e le estrazioni sono l’unica cosa che in Basilicata fa guadagnare qualcosa, per il resto è tutto più nero della pece. E questo dimostra il fatto che la regione è ormai dipendente al 100% dalle attività estrattive. Non può, almeno ora, farne a meno senza aver studiato prima una misura capace di sostenere il resto dell’economia lucana, che sembra invece scomparsa sotto il peso di una crisi finanziaria poi diventata sistemica. E dunque nel 2013 la produzione di greggio è aumentata dell’8,3% confermando la volontà di continuare con le estrazioni. Il gas naturale estratto invece aumenta del 10,4%. Tutto questo vuol dire più royalties e quindi più soldi. Guai quindi a pensare oggi ad una riduzione delle estrazioni. Stando alla fondazione Mattei se una cosa del genere dovesse accadere la Basilicata perderebbe lo 0,48% di punti sul Pil regionale per quanto riguarda il gas e lo 0,65% per l’oro nero. Quindi l’aumento delle estrazioni dal 2012 al 2013 ha prodotto non solo ricchezza in termini puramente macroeconomici ma anche dal punto di vista ricettivo. Stando all’indagine della fondazione il 73% degli operatori di ricettività (alberghi e bed & breakfast) hanno sostenuto che quasi il 60% degli ospiti sono lì per lavoro. E anche il mercato immobiliare sta in piedi grazie ai clienti “business” che costituiscono il 40% della ricettività totale. Questi lavoratori però sono anche turisti e la spesa ammonterebbe circa a sette milioni di euro per tutto il 2013. «L’effetto diretto  e indiretto – si legge nell’abstract presentato ieri – generato sul territorio e quindi la ricchezza generata nel sistema economico, è di 11,68 milioni, ovvero ha un moltiplicatore totale di 1,62. Questo garantisce un’occupazione di 119 “Unità lavorative anno”».

Ma arriviamo alla questione occupazione sia al centro oli che all’intero Distretto Meridionale dell’Eni. da un po’ di tempo i sindacati stanno tenendo duro su una battaglia chiara: sicurezza e soprattutto equiparazione degli stipendi tra chi lavora all’interno del Centro Oli e chi invece si trova occupato all’interno di una delle aziende dell’indotto. Un altro aspetto è invece la questione assunzioni, vero punto di scontro tra sindacati e petrolieri. E stando ai dati nel Distretto Meridionale dell’Eni sono occupate 2533 persone, 1454 di questi sono residenti in altre regioni italiani e 1077 invece in Basilicata. I lucani sono poi suddivisi in 701 residenti in area programma Val d’Agri, 62 in altri comuni del Programma e 314 in altri comuni della Basilicata. Solo due sono residenti in altri paesi dell’Unione Europea. Se poi si va a guardare il numero dei dipendenti lucani si scopre che Viggiano è il Comune con più occupati (178), seguito da Marsicovetere (132). L’unico Comune che non ha dipendenti nel Distretto è Armento. Per quanto riguarda invece i Comuni fuori dal programma operativo c’è da segnalare Calvello (22 dipendenti) e Brienza (19) che registrano il numero più alto di assunti. A secco vanno Castelmezzano, Accettura, Cirigliano, Aliano e Anzi. Quasi tutti sono assunti a tempo indeterminato e rientrano nella fascia tra i 25 e i 39 anni.

E per quanto riguarda le cifre dell’indotto? La fondazione Mattei rivela anche quelli: su 118 aziende operanti 38 hanno sede legale in basilicata e il fatturato complessivo del 2012 ammonta a 2 miliardi e 750mila euro circa, con un fatturato relativo al solo Distretto Meridionale che supera i 171 milioni di euro. Ma solo circa 57 milioni sono “lucani”, ovvero da aziende con sede legale in Basilicata.

v.panettieri@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE