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Se Potenza resta pure senza vescovo significa che la città è davvero arrivata all’epilogo di un lungo ciclo della sua storia. E’ da febbraio che monsignor Agostino “si è dimesso” per raggiunti limiti d’età.

Il successore non c’è. Ufficialmente è l’ipotesi di una spending review ecclesiastica con il possibile accorpamento di alcune sedi vescovili per ottimizzare le spese, secondo le indicazioni del Papa, a frenare la nuova nomina.

Scegliere il nuovo pastore di Potenza prima di una severa riorganizzazione (si temono proteste dei fedeli, possibili, esattamente come è successo per gli ospedali) costringerebbe a lasciare inalterate le altre gerarchie del territorio.

Questa è l’ufficialità, sicuramente fondata ma tutta da costruire. Ma la mancata nomina di un nuovo vescovo a Potenza (siamo ormai a cinque mesi dall’addio di Agostino che comunque rimane a svolgere il suo mandato pastorale) è legata anche alle non poche difficoltà di individuare la figura giusta a raccogliere una difficile eredità.

E rispetto a qualche vescovo lucano che sarebbe ben disponibile a venire nel capoluogo (monsignor Orofino da Tricarico non ha mai fatto mistero di potersi spostare di sede, anche se il Vescovo di Melfi non è fuori dal valzer delle nomine) ce ne sarebbero altri che avrebbero opposto un pur ossequioso dubbio.

La chiesa potentina esce dalle macerie della dolorosa vicenda Claps, con processi ancora in corso ma soprattutto con la forte denuncia di una famiglia che ha lasciato crepe nel rapporto di fede di una comunità oggi forse più distratta di un paio di anni fa ma di sicuro ancora incerta su quello che è successo realmente nella Chiesa di Potenza per eccellenza, la Trinità.

Non sono stati anni facili per monsignor Agostino, non sarà semplice ricostruire sulle macerie.

E questa vacatio può compromettere la visita del Papa nel capoluogo, fortemente chiesta dal presidente Pittella con una accorata lettera e annunciata due settimane fa come possibile dal quotidiano campano Metropolis.

In assenza di un vescovo titolare, però, sarebbe difficile per il Papa venire nel capoluogo. E sarà più o meno questo quello che Monsignor Georg Ganswein (l’arcivescovo cattolico tedesco, prefetto della casa pontificia, l’ombra di Ratzinger) potrebbe riferire al governatore nell’incontro che avranno a giorni a Roma.

L’incontro è fissato per il 28 luglio. Nello stesso giorno, qualche ora prima, il Prefetto avrà però un incontro con don Paolo D’Ambrosio, il parroco di Viggiano, per verificare l’ipotesi di una visita di Papa Francesco il lunedì dopo la festa della Madonna nera di Viggiano.

Sarebbe una visita altamente simbolica, che bypasserebbe l’ostacolo gerarchico interno e forse servirebbe a portare una parola di pace e di serenità in una terra offesa più dagli urlatori che dalle trivelle.

La decisione è difficile, manco a dirlo, ma tutto è ancora in piedi.

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