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POTENZA – Aveva ammesso di aver intascato una tangente per un grosso appalto dell’Anas nel potentino, Oreste De Grossi, dirigente napoletano dell’Anas. Poi ha aggiunto di aver speso quei soldi in oggetti di collezionismo: in particolare trenini e francobolli. Per questo, ieri mattina, i militari della Guardia di Finanza si sono presentati nella sua abitazione, e hanno provveduto al singolare sequestro.

Si tratterebbe di ben 221 modellini di treni, 11 binari nonché oltre 126 contenitori zeppi di francobolli da collezione e anche documenti di vario genere.

A ordinare il sequestro sono stati i pubblici ministeri Maria Sabrina Calabretta e Maria Francesca Loi, titolari dell’inchiesta sulla “dama nera” dell’Anas, Antonella Accroglianò, e diversi dei suoi colleghi, tra i quali lo stesso De Grossi.

Interrogato dai pm sull’impiego della tangente di 65mila euro, De Grossi, aveva ammesso le sue responsabilità dichiarando che buona parte del denaro era stata spesa appunto per acquistare trenini, francobolli e vestiti.

A pagare la tangente sarebbe stato l’imprenditore Concetto Bosco della società Tecnis allo scopo di ottenere un appalto a Potenza.

«La Tecnis – aveva precisato il funzionario – avrebbe comunque vinto anche senza il mio intervento. Quando l’Accroglianò mi chiamò per chiedermi come stesse andando la gara, di cui ero presidente, io le risposi che pensavo che la gara sarebbe stata aggiudicata a Tecnis, allora lei mi propose di farci dare dei soldi e far credere a Tecnis che per merito nostro avrebbero vinto la gara e io accettai».

Nella sua confessione De Grossi aveva aggiunto anche a cosa gli erano serviti i soldi: «Li ho spesi subito, comprando trenini, di cui faccio collezione, francobolli, vestiti. Avrò speso 10 mila euro di francobolli. Ho comprato modelli di trenini che costano circa 300 euro l’uno, ne avrò comprato una decina».

Nel corso della perquisizione i finanzieri del nucleo di polizia tributaria hanno trovato nell’abitazione, risultata nella disponibilità della moglie di De Grossi, anche raccoglitori di francobolli del Regno Unito e una busta di plastica con la dicitura “ufficio filatelico e numismatico Governatorato Città del Vaticano” contenente tre plichi che riportavano la foto di Papa Francesco.

L’inchiesta della procura di Roma ha preso di mira una presunta «cellula criminale» annidata nella più grande stazione appaltante italiana e ha portato all’arresto di 10 tra funzionari pubblici corrotti, imprenditori, avvocati e politici

Le tangenti, nel loro linguaggio, erano i «topolini» o «i libri», «le ciliege» o «i medicinali antinfiammatori». E in un caso gli investigatori hanno fermato uno dei funzionari con tre buste contenenti complessivamente 25mila euro, una parte di una mazzetta da 150mila, e in un altro un imprenditore che, durante un controllo a Fiumicino, con 48mila euro in banconote da 500 e 50 euro.

Gli altri cinque destinatari dei provvedimenti – per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari – sono due imprenditori catanesi, Concetto Bosco Lo Giudice e Francesco Costanzo, un imprenditore friuliano, Giuliano Vidoni, l’avvocato calabrese Eugenio Battaglia e l’ex sottosegretario alle infrastrutture durante il governo Prodi, Luigi Meduri (che è stato sospeso dalla commissione di garanzia del Pd), considerato il «mediatore» tra la Dama nera e gli imprenditori

l.amato@luedi.it

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