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REGGIO CALABRIA – Beni mobili e immobili, titoli e denaro contante, per un ammontare pari a 16,5 milioni di euro, sono stati sequestrati all’ex consigliere regionale della Calabria Santi Zappalà ed ai suoi familiari. Zappalà, eletto in occasione delle ultime elezioni regionali, era stato arrestato (e poi condannato in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria) per corruzione elettorale in relazione ai colloqui avuti il giorno 27 febbraio 2010, in piena campagna elettorale, con il boss Giuseppe Pelle. Quest’ultimo è stato a sua volta condannato nello stesso procedimento penale per associazione mafiosa e corruzione elettorale. L’operazione è stata condotta sotto la direzione della DDA di Reggio Calabria, dai finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, dai Carabinieri del Ros e del comando provinciale dell’Arma. Già nell’ottobre dell’anno scorso a Zappalà furono sequestrati beni per un valore di 7 milioni e 500 mila euro. Zappalà era stato coinvolto nell’ambito dell’inchiesta chiamata ‘Reale 3’ dalla quale era emerso che l’esponente politico aveva avuto contatti con esponenti della cosca dei Pelle per ottenere voti ai fini della sua elezioni in consiglio regionale.   

Secondo gli inquirenti il patrimonio riconducibile al politico calabrese risulterebbe «assolutamente sperequato ed incoerente» rispetto ai redditi dichiarati. Dalle intercettazioni dell’operazione «Reale 3», che portò Zappalà in carcere, emersero conversazioni, avvenute a casa di Giuseppe Pelle, tra il boss e Zappalà. Nel periodo antecedente alle consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria, tenutesi in data il 28-29 marzo 2010, Zappalà avrebbe intrattenuto rapporti con la famiglia mafiosa Pelle (detta dei «Gambazza») al fine di raggiungere un accordo che garantisse, si legge negli atti, «una straordinaria affermazione elettorale per arrivare sicuramente nei primi tre» del candidato, cosa poi avvenuta. Nello scorso mese di ottobre, la Direzione Distrettuale Antimafia dispose il sequestro di 7,5 milioni, di cui 7,3 depositati sui conti correnti del solo Zappalà, a fronte di redditi dichiarati nell’ultimo decennio pari a un milione circa. Il sequestro di oggi comprende quote sociali, capitale sociale e patrimonio aziendale della società «Fisiokinesiterapia bagnarese S.r.l.» operante nel settore delle attività «professionali paramediche indipendenti»; quote sociali, capitale sociale e patrimonio aziendale della società «Ileca charter s.a.s. di Zappalà Carmela e C.» esercente l’attività di «noleggio senza equipaggio di imbarcazioni da diporto»; 4 unità immobiliari situate a Bagnara Calabra (Rc), corrispondenti alla dependance del Castello Ruffo; 3 autovetture; un’imbarcazione da diporto a motore Prinz 54 coupè di metri 15,21, dotata di 2 motori; 21 rapporti di conto corrente e deposito titoli per 7,5 milioni di euro

 

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