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COSENZA – Beni per un valore di 8 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Catanzaro ad un imprenditore detenuto, Carlo Samà, 58 anni, di Amantea (Cosenza), sorvegliato speciale, accusato di essere un affiliato alla ‘ndrangheta. Samà, imprenditore nel settore della raccolta dei rifiuti, è stato coinvolto nell’operazione ‘Nepetia’ contro la cosca Gentile della ‘ndrangheta che nel gennaio del 2008 portò all’arresto, complessivamente, di 40 persone. L’imprenditore, nel processo che è scaturito dall’operazione, è stato condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso, condanna che poi è diventata definitiva con la conferma da parte della Corte di Cassazione. Il sequestro dei beni è stato fatto dalla Dia in esecuzione di un decreto emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza.

Tra i beni sequestrati c’è anche una porzione di un antico palazzo del ‘700. Gli altri beni, per un valore complessivo di 8 milioni di euro, sono quote societarie di alcune aziende con sede ad Amantea, automobili, ed immobili. Il personale della Dia di Catanzaro ha effettuato accertamenti patrimoniali nei confronti di Samà nei periodi che vanno dal 1987 al 2010. Dalle indagini è emersa una sproporzione tra i redditi dichiarati e le attività economiche esercitate. I particolari delle indagini sono state illustrate dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, dal capo sezione della Dia del capoluogo calabrese, Antonino Cannarella, e dal suo vice, Ten.Col. Michele Conte.   «Il tribunale di Cosenza – ha detto Lombardo – a tempo di record, con decreto camerale, ha emesso il provvedimento di sequestro. Quello di Samà è un modello di imprenditoria del quale la Calabria non ha bisogno. È emerso, infatti, un circuito perverso tra criminalità ed economia mentre la Calabria ha bisogno di ben altro».   Durante le indagini è emerso anche che Carlo Samà, nel 2007, ha ottenuto un prestito di 900 mila euro da un istituto di credito attraverso il quale effettuava «attività speculative – hanno reso noto gli investigatori – attraverso l’acquisto di titoli o di quote societarie».   Cannarella ha evidenziato che «ancora una volta emerge che la ‘ndrangheta punta al lucro e quindi è la ricchezza che bisogna colpire. La Procura distrettuale di Catanzaro sta dando ormai da tempo un grosso impulso alle indagini sui patrimoni illeciti ed il Procuratore Lombardo è impegnato in maniera incisiva su questo fronte». Il Ten.Col. Conte ha ricordato come “durante le indagini siamo rimasti colpiti dal fatto che un imprenditore, ad un certo punto della sua attività, decide di appoggiarsi ad una cosca per incrementare i suoi profitti e per eliminare i concorrenti».   L’operazione di stamane della Dia di Catanzaro rientra nell’ambito di una apposita strategia pianificata dal direttore della Dia, Alfonso D’Alfonso, contro i patrimoni illeciti della criminalità organizzata.

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