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POTENZA – Prendevano di mira le auto parcheggiate vicino all’ospedale oppure nei paraggi dei mercati rionali. Se vedevano chiavi all’interno si intrufolavano dentro, prendevano quelle e il libretto di circolazione per capire dove abitava il proprietario e in men che non si dica arrivavano lì e prendevano tutto quello che si poteva portare via. Se poi c’era ancora tempo riportavano le chiavi al loro posto e tornavano a Bari.

Sono stati arrestati con l’accusa di associazione a delinquere e una serie di furti commessi tra Lavello, Melfi e Barile: Nicola Sassanelli, Damiano Poliseno, Giovanni Mazzone e Giuseppe Navarra. Per il gip Amerigo Palma, che ha accolto la richiesta del pm Francesco Diliso sono i 4 componenti di una banda di ladri d’appartamento di base a Bari che da ottobre del 2012 avrebbe preso di mira l’area nord della Basilicata.

I risultati dell’operazione soprannominata “chiavi in mano” sono stati illustrati ieri mattina dal comandante della compagnia carabinieri di Venosa, Vincenzo Varriale, e dal maresciallo Antonio Galgano che comanda la stazione di Lavello.

La svolta nelle indagini avviate in seguito alle denunce dei cittadini derubati sarebbe arrivata a gennaio di quest’anno quando i militari guidati da Galgano hanno arrestato due del gruppo, Poliseno e Sassanelli. Avevano appena prelevato un mazzo di chiavi da una Panda parcheggiata in strada a Lavello. Da qui l’idea che potesse trattarsi degli autori di quei furti per tanti aspetti inspiegabili che si erano verificati nei due mesi precedenti. Sì perché le vittime a volte non si accorgevano nemmeno che qualcuno aveva forzato la portiera della loro auto. Rientravano a casa senza notare segni di scassinamento sulla porta, perché non ce n’erano, e si trovavano davanti al fatto compiuto. Cassetti aperti, mobili smontati, scaffali svuotati e gli oggetti di valore spariti.

Il bottinoche la banda è riuscita a mettere assieme si aggirebbe su diverse decine di migliaia di euro di gioielli, argenteria, orologi, computer, telefonini e quant’altro, che sarebbero stati rivenduti sul mercato nero del capoluogo barese nel giro di qualche ora. Tant’è che anche ieri le perquisizioni effettuate nelle abitazioni dei 4 non hanno avuto esito positivo.

A incastrarli sono stati diversi testimoni, perlopiù parenti e vicini di casa, che hanno assistito ai loro blitz e li hanno riconosciuti in fotografia. C’è persino chi è riuscito persino ad annotare parte del numero di targa dell’auto utilizzata per andare via, che poi è risultata di proprietà di uno di loro, Giuseppe Navarra, l’unico incensurato del gruppo. Poi sono stati esaminati i tabulati dei telefonini sequestrati a Sassanelli, pregiudicato, sorvegliato speciale e già sottoposto all’obbligo di dimora a Bari, e di Poliseno. Così il cerchio si è stretto anche attorno a Giovanni Mazzone, e altri 7 fiancheggiatori della banda, utilizzati come scout durante le ricognizioni e i pedinamenti effettuati per scegliere le vittime (ossia le macchine e i rispettivi proprietari) e  poi come sentinelle durante i colpi veri e propri. In concomitanza con i furti denunciati sarebbero risultati sempre “agganciati” alla cella telefonica più vicina all’abitazione depredata. Mai una trasferta tra Melfi e Lavello senza la denuncia di un furto nei paraggi. Come quando ad essere svaligiata è stata l’abitazione dell’ex sindaco di Lavello Antonio Annale.

l.amato@luedi.it

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