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CATANZARO – Umberto De Rose e i figli del senatore Gentile. Insieme a tessere strategie finalizzate a fare incetta di incarichi e consulenze. Il teorema accusatorio costruito dal sostituto procuratore, Carlo Villani, resta invariato e la collega, Fabiana Rapino, porta l’inchiesta (LEGGI LA NOTIZIA SULL’INDAGINE) sulla passata gestione di Fincalabra a tagliare un nuovo traguardo. 

Una corposa richiesta di rinvio a giudizio a carico dell’ex presidente della società in house della Regione Calabria, Umberto De Rose, e di sette professionisti, tra componenti del Cda e della commissione esaminatrice per le figure da impiegare, è, infatti, approdata sulla scrivania del gip di Catanzaro, chiamato, nei prossimi giorni, a fissare la data dell’udienza. Abuso d’ufficio in concorso è l’ipotesi di reato legata al reclutamento di Andrea e Lory Gentile all’interno degli uffici “incriminati” e dalla quale dovranno difendersi anche Umberto Idone, Leonardo Molinari, Giuseppe Petronio e Flavio Alfredo Talarico (componenti del Consiglio di amministrazione oltre della “Società finanziaria regionale per lo sviluppo economico della Regione Calabria a totale partecipazione pubblica”,) e di Sergio Campone, Giuseppe Frisini e Vincenzo Ruberto (componenti della commissione esaminatrice nominata da Fincalabra per la valutazione delle figure da impiegare). 

 Un quadro inquietante, dunque, quello che emerge dal fascicolo, che, ancora una volta, offre uno spaccato perverso della gestione della res pubblica da parte di chi, contratti alle mani e Regolamenti nel cassetto, avrebbe ignorato requisiti ed esperienza, in barba a qualsiasi norma vigente in materia. Così come, secondo la Procura di Catanzaro, sarebbe accaduto nel caso di Lory e Andrea Gentile, con contratti e incarichi sfornati, tra il 2011 e il 2013, lasso di tempo preso in considerazione dalle indagini portate avanti dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, sulla scia delle ripetute denunce presentate dal grande accusatore di De Rose, l’avvocato Aurelio Chizzoniti, presidente della commissione di vigilanza del Consiglio regionale della Calabria, che aveva puntato il dito contro la presunta gestione allegra del personale a Fincalabra. 

La Procura aveva fatto il resto. Agli indagati e ai rispettivi difensori di fiducia, gli avvocati Gregorio Viscomi, Crescenzio Santuori, Giuseppe Vitale, Cinzia e Lucia Vono, adesso, la possibilità di tentare ancora una volta di ribaltare la ricostruzione accusatoria, nel corso dell’udienza preliminare che verrà fissata nei prossimi giorni e al termine della quale il gip deciderà se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio proposta dal sostituto procuratore, Fabiana Rapino.

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