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A CINQUE anni dalla “Festa nazionale dell’Agricoltura”, voluta dalla Cia a Matera per lanciare la “Carta di Matera”, è sempre Matera ad ospitare un evento che rimette al centro dell’Agenda politica nazionale l’agricoltura e nello specifico l’agricoltura del Sud. A discutere di sviluppo rurale nelle regioni del Mezzogiorno e delle interazioni con i fondi Sie e Masterplan per il Sud, la Cia questa volta ha chiamato rappresentanti istituzionali di Basilicata, Campania, Calabria, Molise e Puglia, con la presenza per la Basilicata dell’assessore Luca Braia e per il Governo del vice ministro Filippo Bubbico.

Il fil rouge che lega la Carta di Matera alla nuova tappa di iniziativa è “Il territorio come destino”, un documento di sintesi del ciclo di iniziative, che la Cia ha portato avanti nell’ultimo anno quale contributo degli agricoltori italiani alla “Carta di Milano”, quello che è stato definito il Manifesto programmatico che rappresenta l’eredità “morale” di Expo 2015.

Così, la Cia ha scelto la Capitale europea della cultura 2019 per rilanciare la parola d’ordine: “L’agricoltura del Sud è l’unica leva per uno sviluppo duraturo e armonico, non solo per il meridione, ma per l’intero paese”.

Una conferma viene sempre dalla Svimez, che registra come dall’agricoltura sia venuto il primo segnale positivo in termini di Pil e di occupati. D’altra parte, l’agricoltura nel Sud contribuisce per il 4% alla formazione del valore aggiunto rispetto alla media nazionale del 2%.  Ed è su questa strada che la Cia insiste: l’agricoltura nuovo motore di sviluppo e senza agricoltura il Mezzogiorno non riparte.

Questa volta il mantra della carenza dei finanziamenti è un alibi. In ballo con il Masterplan Sud, i Patti che ciascuna Regione del Sud sottoscriverà con il Governo e i fondi Sie, c’è la gestione di una spesa pubblica per investimenti, destinata alle otto regioni del Sud, pari a 112 miliardi di euro, da impegnare entro il 2020 e da spendere entro il 2023.

Il vice ministro Bubbico ha ricordato la strategia innovativa voluta da Renzi e alcune cifre: 32,2 miliardi di euro provengono dal bilancio dell’Unione europea (Fondi Fesr ed Fse); 24 miliardi sono la quota di cofinanziamento nazionale; 4,3 miliardi il cofinanziamento delle regioni, cui si aggiungono 39 miliardi di euro del Fondo sviluppo e coesione nazionale 2014-2020 e altri 17 miliardi dello stesso Fondo relativi a risorse non ancora spese e risalenti alle programmazioni 2000–2006 e 2007-2013. «Ma –ha sostenuto Domenico Mastrogiovanni del Dipartimento Sviluppo Agroalimentare e territorio della Cia- bisogna programmare interventi, per un’agricoltura che non abbia bisogno di sussidi, piuttosto di un ambiente favorevole allo sviluppo. E anche se non esiste un unico modello di agricoltura, né un unico percorso di sviluppo agricolo, è possibile immaginare che, in relazione alle caratteristiche economiche e sociali e alle specificità ambientali di ciascun territorio, l’agricoltura possa dare un suo contributo allo sviluppo complessivo ed essere un driver vero e proprio dello sviluppo economico. Nel Mezzogiorno le premesse perché ciò avvenga sono sicuramente presenti».

Per l’assessore Braia si è trattato di un confronto chiaro e propositivo, con una proposta di definire e costituire un Tavolo interregionale permanente tra le Regioni del Sud. «Tanti gli spunti interessanti emersi –ha aggiunto Braia- a partire dalla Condivisione del progetto di realizzare la “Piattaforma agroalimentare” a Ferrandina al servizio di un comprensorio più ampio».

«Come Confederazione -ha sottolineato  Alessandro Mastrocinque, vice presidente nazionale Cia, che ha chiuso i lavori- chiediamo una politica unitaria di sviluppo del Mezzogiorno, che si condensi in: aggregazione delle imprese, ricerca, innovazione, tecnologie, apertura verso l’estero, politiche di attrazione, accesso al credito e trasporti. Per farlo serve anche la creazione di zone economiche speciali, ed è una richiesta che va rivolta all’Europa, e bisogna cambiare le condizioni in cui operano le imprese meridionali».

«Quel che è venuto fuori –sottolinea il direttore regionale della Cia Donato Distefano- è che la complessità dei problemi richiede una risposta complessa e articolata, che coinvolga direttamente le istituzioni e comporti la realizzazione di politiche di intervento pubbliche e private innovative ed integrate.

A tale scopo, il prossimo periodo di programmazione della Pac può contribuire in modo specifico, ma sicuramente è necessaria una visione più ampia che coinvolga ambiti diversi di intervento».

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