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Bello, bello da vedere il palazzetto di Lavangone così, che nessuno ci sperava più, forse troppo lontano dalla città. E invece per questi numeri – più di 3.500 biglietti venduti e ancora spazio in cui stiparsi – Potenza ha un posto dove sentirsi più città.

Con Ligabue magari comincia la stagione dei concerti. Magari.

Luciano Ligabue fa tappa a Potenza –  ieri sera al PalaBasento di contrada Lavangone – e mette insieme un pezzo di umanità. L’attesa è lunga, ma ordinata. Misure di sicurezza viste raramente da queste parti, ma è Ligabue. Al suo staff si affiancano i ragazzi dell’organizzazione locale, la squadra di Archidea e il gruppo di Cose di Teatro e Musica, le forze dell’ordine e gli operatori del 118 pronti a intervenire al primo cedimento, ché tante ore in piedi possono stancare.

Luciano, Luciano, Luciano. Brusio. Luciano, Luciano, Luciano. Brusio. Tutti lì a rincorrere i movimenti di palco e a sbirciare tra i cordoni e la security caso mai ci si accorgesse che Ligabue sta lì pronto a salire. Luciano, Luciano, Luciano. In piedi, seduti, tra parterre e tribuna, appoggiati alla ringhiera. Solo che poi fa buio all’improvviso. Ecco che arriva l’urlo un po’ più lungo. La band sale uno per volta. Poi Ligabue e chitarra. Però bello davvero il palazzetto pieno di luci e mani alzate, smartphone in alto verso il palco. Piccola città è il pezzo di apertura.

«Ciao a tutti, e grazie. Questa è l’ultima tappa del tour nelle piccole città. La vostra ha un nome importante, su ora cantiamo, cercate di essere all’altezza del nome».

C’è un po’ di città, molto hinterland, gruppi da fuori. Questo è il tour pensato per i posti di periferia: anche la coda obbligatoria per comprare i biglietti qualche giorno prima del concerto è la strategia pensata dalla produzione per favorire chi abita in zona. Lui non si fermerà molto, dopo il concerto subito via. A Potenza ci è arrivato solo nel pomeriggio, per un breve riposo prima dello spettacolo alla Primula. Poche ore, poi via, accompagnato al palazzetto.

I fan, gli irriducibili, non mancano mai. Un gruppo arrivato dalla Campania  ha stazionato davanti al palazzetto per più di 30 ore: «Dobbiamo essere i primi a entrare». Primi giù sotto il palco, naso all’insù per tutto il concerto. Famiglie, adulti, ragazzini. In coda per acquistare la fascia marchiata MondoVisione tour o armati già da casa di cartelloni targati dai pennarelli. È il turno di “Ho messo via”. Un po’ si dondola, un po’ si balla, un po’ si urla.  È Ligabue, sul palco di questa piccola città.

s.lorusso@luedi.it

 

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